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In libreria UN BAMBINO A BLOOMSBURY

Elena Torre
Un bambino a Bloomsbury
Edizioni Il Villaggio Ribelle.
2014

Con un linguaggio che ha il pregio di restare semplice e concreto, di folgorante immediatezza morale e descrittiva, Elena Torre ci offre un prova narrativa che ha per protagonista un ragazzino a nome Alessandro.

Grafica Divina

Un vorace amante della lettura che nel cuore di una notte vive la magia dell’incontro con la leggendaria scrittrice Virginia Woolf, l’emozione di varcare la soglia del circolo Bloomsbury e di ritrovarsi in compagnia degli illustri scrittori, pittori, editori e musicisti che animavano quel cenacolo culturale. Un’esperienza dalla quale egli uscirà profondamente rinnovato: finalmente libero dalle paure pregresse e consapevole del valore della propria identità.

In questo racconto piacevole, coinvolgente e amabilmente surreale, l’autrice non mira a collocarsi semplicemente nei luoghi sempre persi e ritrovati della tradizione fiabesca. La sua incursione nel tempo eterno della favola mira, con avvolgente grazia creativa, a trasfigurare le vicende entro una dimensione più consona all’esperienza di oggi, attraverso un convincente equilibrio di fantasia e di realtà quotidiana. Tra le sue pagine, impreziosite dal fine tratteggio illustrativo in bianco e nero di Serena Busiello, la liberazione dirompente dell’immaginazione risulta funzionale al desiderio di farsi strumento di impiego stimolante e impegnato del percorso esistenziale.

Elena Torre si conferma autrice versatile, dotata in questo libro anche della chiave per entrare nelle paure e nei sogni nascosti di un bambino. Una chiave che gli adulti hanno obliato tra i tesori infantili quando hanno iniziato a credere a miraggi di verità più ricche di quelle che recavano nella propria anima. Questa chiave magica per nostra fortuna la scrittrice viareggina l’ha conservata, rendendola capace di fare di un racconto destinato ai ragazzi un singolare insegnamento di vita per i lettori adulti.\r\n\r\nE con questo libro ci sforna una pietanza di squisita bontà, condita con accenti delicati e di contenuta emotività, in cui c’è tutto, ma proprio tutto ciò che deve avere una fiaba per essere bella. La si divora in poco tempo e lascia un gradevolissimo, delicato sapore di cose buone, genuine e gustose.

Articolo di: Gian Paolo Grattarola

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