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Fiori di Bach per gli animali ne parliamo con Cinzia Ciarmatori

In libreria per Edizioni Mediterranee Iniziazione a I fiori di Bach per gli animali di Cinzia Ciarmatori e Tamara Macelloni. Abbiamo incontrato la dottoressa Ciarmatori per saperne di più.

La dottoressa Cinzia Ciarmatori è medico veterinario. Laureata con il massimo dei voti all’Università degli Studi di Camerino si occupa da oltre quindici anni di animali esotici, non convenzionali e selvatici, ma non solo.

Grafica Divina

Ha conseguito l’accreditamento della Federazione Nazionale degli Ordini per la medicina e chirurgia di Piccoli Mammiferi, Rettili e Anfibi e il General Practiotioner Certificate in Exotic Animal Practice.

È diplomata alla scuola triennale SIOV come esperta in Omeopatia Veterinaria e si occupa di omeopatia per tutte le specie.

È consulente di Fiori di Bach per Animali nel registro internazionale del Bach Centre UK.

È docente e relatore a congressi nazionali e internazionali e si occupa di divulgazione scientifica per blog e riviste.

Fiori di Bach per animali si può?

Certo che si può! Lo stesso Edward Bach, il medico gallese che ha messo a punto il metodo, era solito trattare con i fiori che portano il suo nome cani e gatti con cui, quindi possiamo a giusta ragione considerare che anche per gli animali si tratta di uno strumento di cura da qualche secolo!

E del resto perché non dovrebbe essere così? I Fiori di Bach sono conosciuti e utilizzati in tutto il mondo come aiuto in caso di disequilibrio emozionale e non è più negabile che anche gli animali vivano emozioni non così dissimili dalle nostre.

Se sempre più studiosi arrivano a questa conclusione, se sempre più medici veterinari scelgono di occuparsi di disturbi del comportamento e parlano di sfera emozionale degli animali, allora perché non scegliere di approfondire e di integrare nella propria attività quotidiana un metodo così efficace e al tempo stesso privo di effetti dannosi o collaterali?

Conosciamo ormai bene grazie alla PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia) lo stretto legame tra emozioni e salute, lo stesso legame sul quale il dottor Bach ha fondato la sua visione di medicina e l’intero metodo, e basta leggere i suoi scritti per comprendere che è stato un pioniere per molti versi e che molte affermazioni ci risuonano oggi più che mai familiari.

Lei si occupa di animali non convenzionali con medicine non convenzionali… 

Preferisco pensare che sia solo questione di punto di vista: i miei pazienti sono per me assolutamente comuni, pur non essendolo per molti colleghi e per moltissime persone, e lo stesso vale per le medicine considerate non convenzionali, che preferisco definire complementari.

Molti Paesi nel mondo considerano medicina ufficiale approcci differenti dal nostro, basta pensare alla medicina tradizionale cinese o all’ayurveda indiana, metodi di cura per miliardi di persone.

Ippocrate, che consideriamo il padre della medicina, aveva teorizzato tra le altre cose due vie di cura: similia similibus curantur (i simili si curano con i simili) e contraria contrariis curantur (i contrari vengono curati con i contrari).

La prima via è quella dell’omeopatia, la seconda quella dell’allopatia che noi consideriamo medicina ufficiale, eppure sono due approcci differenti elaborati dalla stessa mente straordinaria.

Lavorare con tante specie differenti e con approcci diversi mi consente di esplorare territori meno battuti forse, ma non per questo meno interessanti…


In che direzione sta andando la medicina veterinaria?

Se ci riferiamo alla medicina veterinaria in Italia, o comunque nel mondo occidentale, sta seguendo a ruota la medicina umana: la visione meccanicistica ha spinto verso una settorializzazione sempre più evidente e ha provocato insieme ad altri fattori alla nascita di iperspecialisti a discapito di medici che si occupano dell’intero individuo.

Il progresso tecnologico in campo diagnostico rende possibile raggiungere livelli di precisione impensabili fino anche solo ad un decennio fa e lo stesso vale per le tecniche chirurgiche, ma l’incremento di patologie degenerative e autoimmuni ad età sempre più precoci dovrebbe indurre a riflessioni diverse, che faticano a decollare.

L’ipermedicalizzazione è sempre più evidente con tutto ciò che ne consegue, anche a livello di impatto sugli ecosistemi e sulla salute umana, tutti ambiti di competenza dei medici veterinari che troppo spesso vengono ignorati o sottovalutati.

Che medico è?

Sono un medico come tanti.

Cerco solo di crescere con i miei pazienti e i loro famigliari, con loro e per loro.

Per questo esploro ambiti diversi, perché quando scelgo che approccio o che approcci terapeutici utilizzare voglio essere sicura che sto facendo la cosa migliore per quell’individuo in quel determinato momento della sua vita, considerando la sua storia biopatografica e l’ambito famigliare in cui è inserito.

Se e quando posso scelgo terapie che mi garantiscono minori o nulli effetti indesiderati e minor o nullo impatto ambientale, senza perdere mai di vista l’obbiettivo: ricondurre un animale ammalato al miglior stato di salute possibile, o ancora meglio evitare che si ammali con la prevenzione.


Tra i tanti casi che ha trattato con i fiori di Bach ce n’è uno che ricorda volentieri?

Tanti in realtà, perché anch’io che uso da anni i Fiori di Bach non smetto mai di sorprendermi del modo in cui riescono a riportare equilibrio e sviluppo di nuove risorse.

Un caso tra tanti è quello di una cagnolina in cura da un collega per una forma di epilessia che non stava rispondendo ai farmaci per come ci si aspettava e che di notte non chiudeva occhio urtando di continuo i mobili e le porte e tenendo svegli i due signori anziani con cui vive.

Dopo poco più di una settimana dall’inizio della somministrazione dei Fiori l’incubo è finito, la cagnolina da quel momento ha sempre dormito serena tutta la notte.

Ma ripeto, ce ne sono tanti altri, ad esempio tanti casi di sindrome da autodeplumazione nei pappagalli che in genere approccio con un’integrazione di Fiori di Bach e Omeopatia… e chi come me si occupa o vive con questi animali sa bene come sia complicato con un approccio farmacologico tradizionale venirne a capo!


All’interno del libro ampio spazio è dedicato alle storie di animali

Sì ci sono tante storie, tutte vere, l’unica cosa che abbiamo cambiato sono i nomi e alcune circostanze per proteggere la privacy delle persone che in noi ripongono la loro fiducia.

Ci sono storie di cani, gatti, cavalli, asini, conigli e altri piccoli mammiferi, uccelli, ma anche rettili, a dimostrazione del fatto che si tratta di un metodo davvero valido e applicabile a specie differenti con risultati degni di nota.

Ci auguriamo che le storie possano essere fonte di ispirazione sia per i medici veterinari che per chi ha scelto di vivere con uno o più animali… o per chi vorrebbe farlo!


Chi è la sua compagna d’avventura?

Tamara Macelloni è stata la mia insegnante per parte della formazione da consulente con il centro Bach inglese.

Come spesso accade da un rapporto professionale e di stima è nata un’amicizia che ha dato il via alla nascita di progetti condivisi, come il percorso formativo per Consulenti per Fiori di Bach e animali chiamato Pets&Flowers del quale è in corso la seconda edizione a Torino e nel 2019 è programmata la terza a Milano.

Tamara è una professionista seria e preparata, che come me non si accontenta e non smette mai di studiare e approfondire nuovi ambiti di cura: terminerà a breve la specialistica in Psicologia all’Università di Padova e chissà poi dove la porteranno la curiosità e la tenacia di cui è dotata!

La prefazione del libro invece è stata affidata invece ad Elena Torre, scrittrice, giornalista e consulente di Fiori di Bach di lungo corso e di grande esperienza, che condivide con noi l’avventura del Corso Pets&Flowers arricchendo le lezioni con punti di vista insoliti e affascinanti sul legame tra la nostra e le altre specie.

Due donne a cui devo molto e con le quali sono onorata di poter condividere questo percorso… e spero che dalla lettura del libro si evinca!

 

Intervista di: Lucrezia Monti

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