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Marco Ligabue e i suoi 50 anni in un album

Marco Ligabue, per festeggiare i 50 anni compiuti in questo strano 2020, pubblica la sua prima raccolta discografica dal titolo “Tra via Emilia e blue jeans“.

Noi l’abbiamo incontrato ed ecco cosa ci ha raccontato!

Come hai selezionato i brani scelti?

Grafica Divina

È stata dura, perché in cinquant’anni di canzoni ne ho scritte tante, volevo ripercorrere un po’ tutte le mie fasi: dai Little Taver ai Rio, al mio percorso da cantautore. Non è stato facile, ho dovuto fare delle scelte sofferte e lasciare da parte tutte le collaborazioni. Ho cercato le undici canzoni che per tematica, per sonorità o perché sono uscite in un periodo particolare mi rappresentavano meglio.

Cosa è cambiato in te dalla prima all’ultima traccia?

Ovviamente si cambia. Da quando scrivevo canzoni con Little Taver, che altro non erano che brani per far ballare e per far divertire con testi ironici senza nessun tipo di profondità ed emotività, a quando ho iniziato a scrivere in maniera diversa con i Rio. Del periodo con Little Taver ho voluto inserire “Rocker emiliano”, del periodo con i Rio ho messo “Sei quella per me” che fu il pezzo di lancio, fino ad arrivare fino ai giorni nostri coni brani dalletematiche un po’ più profonde come ad esempio “Non è mai tardi”, una canzone dove cerco di raccontare la realtà del nostro Paese. Si cambia nella vita personale e nella musica si cerca di andare di pari passo.

Cosa hai dato di te alla musica e cosa ha dato lei a te?

A volte è difficile dire cosa ho dato io. Magari mi viene più da riprendere cose che hanno detto di me perché gli altri riescono a cogliere più facilmente cose che non io in prima prima persona. La musica mi piace per l’emovità, l’energia, la passione e la spontaneità. Sono tutte caratteristiche in cui mi ritrovo quando vado su un palco o che mi sottolineano a fine concerto. Mi fa davvero piacere perché sono le parti del mio carattere a cui tengo particolarmente.
La musica, a me, ha dato praticamente una vita intera perché non c’è giornata senza musica, senza ascoltare qualcosa, senza prendere in mano la chitarra, cercare di scoprire nuove band, nuovi cantautori, nuove sonorità. Un viaggio di cinquat’ anni, sempre immerso nella musica, da quando ero piccolo e dormivo nella balera dei miei genitori fino ad arrivare ad oggi quando scelgo la musica su Spotify o sulle varie piattaforme digitali. 

“Rileggerti” cosa ha scaturito in te?

Rileggermi è stato bello perché è una cosa che non ho mai fatto. Io sono che ha sempre guardato avanti, non sono mai stato uno che si soffermava sui ricordi a ripensare a certe cose, guardavo avanti e pensavo alla prossima cosa, a inventarne una diversa. Per la prima volta fermarmi ad ascoltare certe melodie che ho scritto o certe canzoni che ho arrangiato, mi ha fatto rivivere ogni singolo momento importante di questi cinquant’anni in maniera amplificata, rivedendole con la luce migliore. A volte quando sei nel mezzo, sei talmente indaffarato che non ti godi il momento. Rileggermi mi ha permesso di godere di tutti quei momenti in cui è uscita una canzone o mi è successo qualcosa di particolare.

Tracciata una riga, qual è il tuo nuovo primo passo?

Questa raccolta traccia proprio una riga. Dal punto di vista musicale mi piacerebbe ripartire da un foglio bianco, mi piacerebbe cambiare, sperimentare: mi sono confrontato come chitarrista di una band, come cantautore, con il pop, il rock, il cantautorato. Con il prossimo anno mi piacerebbe aprirmi verso nuovi mondi, quindi su quello vorrei sperimentare. E poi c’è un progetto che mi affascina, che è quello dell’uscita del mio primo libro, uno scritto che ho buttato giù proprio quest’anno durante il lockdown, in questi mesi a casa senza concerti. Il prossimo anno ve ne parlerò meglio.

Intervista di: Elena Torre

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