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Conosciamo meglio Giovanni Pelosini

Giovanni Pelosini è scrittore e docente eclettico: da almeno una vita lavora in diversi campi, fra i quali tarologia, astrologia, simbologia, yoga, spiritualità, discipline olistiche, pedagogia, teatro e cinema.

Laureato in Scienze Biologiche con lode all’Università degli Studi di Pisa, dove è stato anche ricercatore, insegna discipline scientifiche negli istituti superiori. Il suo metodo di indagine risente in modo positivo della formazione di tipo scientifico, ma ama lavorare anche con intuito e creatività, operando originali sincretismi fra le culture tradizionali orientali e occidentali.

Grafica Divina

Da poco ha pubblicato un bellissimo volume dedicato ai Tarocchi, “Tarocchi, gli Specchi dell’Infinito” . Noi l’abbiamo incontrato per approfondire con lui i contenuti del libro.

I materiali indagati e proposti nel libro “Tarocchi, gli Specchi dell’Infinito” sono tantissimi, come hai vagliato e scelto cosa raccontare?

Ho inteso i Tarocchi come un antico consapevole strumento di conoscenza di sé, di creatività e di libertà. Ho quindi cercato le tracce storiche e filosofiche di questo percorso gnostico, ermetico, umanistico, a tratti eretico, sempre alchemico, e psicologico, anche ante litteram. I risultati della ricerca sono stati innumerevoli, e ho scelto di raccogliere quelli più vicini al pensiero tarologico, o perché fonti direttamente implicate, o perché radici culturali di quello stesso pensiero. Ecco perché racconto di Platone e dei Neoplatonici, di Plotino e del suo Uno-Tutto di straordinaria attualità, di Ermete Trismegisto e degli alchimisti, di Raimondo Lullo e di Giordano Bruno, di Pico della Mirandola e di Marsilio Ficino.

Per lo stesso motivo ho scelto di citare Jung e Pauli, Hillman, Huizinga, Heisenberg, Schroedinger, Bohm, Popper e tanti altri che hanno indagato da punti di vista diversi lo stesso unico argomento di questo libro: l’uomo, la sua coscienza, il motivo della sua esistenza, il suo diritto alla libertà di scelta e la responsabilità che ciò comporta.

In altre parole, il grande mistero della vita. Studiandoli si scopre che i Tarocchi parlano della vita, e che, come ogni altra cosa, sono implicati e interconnessi con il Tutto. Da questo originale e rinascimentale punto di vista, parlando di Tarocchi, si può parlare di ogni cosa faccia parte di quella che chiamiamo “realtà”. In pratica avrei potuto scrivere di qualunque argomento rientrasse nello scibile umano senza mai uscire dalla tematica tarologica. Sì, certo, ho dovuto fare molte scelte nello scrivere questo testo, ma da qui si può partire verso qualunque direzione di ricerca: è questa la sua peculiarità, invitare a scoprire e conoscere le innumerevoli altre connessioni secondo la propria natura e le proprie preferenze.

Ognuno ha qualcosa di speciale da scoprire e da raccontare del proprio viaggio in questa dimensione “allargata”: la ricerca gnostica contemporanea che utilizza la mappa dei Tarocchi è appena cominciata.

In un momento come quello che stiamo vivendo che sembra dimenticarsi dello spirito, che ruolo hanno gli studiosi di esoterismo come te?

Non solo lo spirito è oggi in gran parte dimenticato, anche la natura sembra aver perso il suo posto e il suo valore nel pensiero comune. In realtà è il ruolo di ogni singolo essere umano che è stato dimenticato, rendendo spesso la sua vita più povera e incolore, e priva di uno scopo reale. La maggior parte delle persone pensa spesso di non avere scelta, di non avere potere, di dover assoggettarsi a una sorta di “destino”, di dover subire gli eventi “casuali”. Molti ignorano la legge universale della causa e dell’effetto, quasi nessuno riflette sulle conseguenze dei propri pensieri, delle proprie azioni, delle proprie abitudini.

Quasi mai prestiamo attenzione a ciò che avviene intorno a noi, ai segnali sincronistici e simbolici, alle leggi della natura. Stiamo vivendo un’epoca di grandissime trasformazioni sociali con pochi punti di riferimento, con pochi valori condivisi, con tanti dubbi e nessuna certezza. Oggi si sta scoprendo che le certezze sulle quali si era costruito un mondo “controllabile” e “addomesticato” erano solo presunte.

Né le religioni né la scienza, che in tempi diversi sono state dogmatici pilastri di alternative certezze assolute, sembrano avere più senso nella realtà separata che hanno contribuito a creare. La nostra società è fragile e smarrita di fronte alle problematiche globali, la nostra stessa civiltà vede traballare i paradigmi che inconsapevolmente ha reso fondanti, mentre nuovi paradigmi stanno cominciando ad affermarsi. Il pensiero dicotomico, la divisione fra psiche e materia, fra mente e corpo, fra natura e coscienza, fra “io” e gli altri hanno concluso il loro percorso storico: il dualismo cosmico è solo apparenza, l’unità dell’intero universo è la realtà che ci stiamo apprestando a scoprire, sperimentare e comprendere affinché l’umanità possa fare finalmente un salto evolutivo.

In che modo gli archetipi parlano all’uomo di oggi?

In verità gli archetipi parlano all’uomo di ogni epoca nello stesso modo: il linguaggio dei simboli non è un linguaggio verbale. È un linguaggio iconico, onirico, profondo, fiabesco, mitologico, che non parla alla mente razionale.

Nel Medio Evo le persone erano in gran parte analfabete, ma avevano comunque un rapporto quotidiano con i simboli. Un illetterato di settecento, mille anni fa entrava in una chiesa e comprendeva perfettamente il linguaggio simbolico e il messaggio nascosto nell’architettura dell’edificio, nelle statue e negli affreschi. E, mentre tornava a casa, osservava se stesso e trovava analogie e corrispondenze con la natura e con la vita di tutti i giorni. Riconoscendo le meraviglie della natura e le sue leggi, egli poteva entrare nel mondo dell’alchimia.

L’uomo di oggi è molto più distante dalla natura, ma non ha smarrito del tutto questa capacità. Però tende a privilegiare le proprie strutture mentali rispetto alla percezione sottile, che, in tal modo, parla con una voce molto fioca. Secoli di insegnamenti dogmatici e di paradigmi materialisti non hanno certo chiuso la percezione umana dell’autentico senso della sacralità insita nella realtà multidimensionale, ma di sicuro hanno chiuso molte menti “razionali”, e quindi quella fioca vocina interiore che risponde alle epifanie degli archetipi viene confusa con la superstizione, e spesso messa a tacere del tutto.

Il linguaggio dei simboli può non essere compreso dall’uomo contemporaneo?

Un tale linguaggio può passare attraverso le emozioni, e arrivare direttamente alla coscienza dell’uomo di ogni epoca. La comprensione inconscia è certa. Quella successiva, che implica la logica e la ragione, richiede solo la rinuncia al pregiudizio. Poi è anche importante non pretendere di tradurre perfettamente i simboli nel linguaggio strutturato verbale: la loro natura è molto diversa. Un simbolo che possa essere spiegato in tutti i suoi significati non è un vero simbolo. Un significato simbolico rivelato è un significato velato nuovamente (ri-velato). L’approccio dell’uomo contemporaneo al mondo dei simboli può essere intuitivo, ma spesso può richiedere una guida.

In che modo i Tarocchi diventano maestri?

Semplicemente essendo quello che sono, cioè immagini simboliche. Le immagini sono più sincere delle parole, e parlano direttamente alla coscienza senza intermediari. Il loro punto di vista ci fa da specchio, ci fa riflettere, ci pone delle domande, ci lascia sempre liberi di fare delle scelte consapevoli.

Inoltre, come un antico saggio libro di sole immagini, i Tarocchi possono essere proprio quella guida che ci accompagna nell’esplorazione del mondo dei simboli: sono la mappa della civiltà occidentale, e lo specchio degli eventi della nostra stessa vita.

Uno dei più grandi insegnamenti che ho ricevuto dai Tarocchi è il loro originalissimo punto di vista: per i Tarocchi noi esseri umani non viviamo completamente, ma interpretiamo dei ruoli sul palcoscenico della vita in una realtà che è solo apparente, in una dimensione limitata, con una consapevolezza ancora più limitata, senza essere coscienti di ciò che siamo, di ciò che possiamo, di ciò che vogliamo.

Che significa?

Mettiamo che io sia un attore: mi metto una maschera e salgo sul palco interpretando un ruolo e seguendo una sorta di canovaccio. Mi calo talmente nella parte che la mia interpretazione è perfetta, il mio personaggio è come se fosse vivo. Ma, quando la commedia è terminata, mi dimentico di chi sono veramente, e continuo a indossare la maschera e a far vivere quel personaggio irreale. La mia profonda e autentica realtà è nascosta dietro innumerevoli maschere-Tarocchi. Studio i Tarocchi perché sono interessato a ciò che c’è dietro.

Come ci si può avvicinare a studi esoterici senza incappare in ciarlatani?

Non si può. Ma questo vale per qualunque ambito di attività umane. Come si può essere certi di non incappare in ciarlatani se, ignari della materia, ci rivolgiamo a un geometra, a un consulente finanziario, a un commercialista o a un giardiniere? Purtroppo il mondo dell’esoterismo si presta particolarmente a essere oscuro e fumoso un po’ per la sua natura iniziatica, e molto a causa di due diverse e opposte superstizioni: da una parte i ciarlatani spesso improvvisati di cui parli, che talvolta lucrano sull’ignoranza delle persone; dall’altra gli scientisti dogmatici, pieni di pregiudizi e altrettanta ignoranza, che si rifiutano arrogantemente di indagare in modo serio in questo campo considerandolo solo un retaggio di antiche sciocche credenze. Il risultato è che chi ha interesse spesso non ha la cultura per fare ricerca, e chi ne ha la possibilità quasi sempre non ha interesse. E questo, ahimè, accade soprattutto in Italia, che pure è la patria del pensiero veicolato dai Tarocchi rinascimentali, che sono un vero e proprio patrimonio dell’umanità.

L’unica soluzione al problema che poni è combattere l’ignoranza, leggere buoni libri, informarsi da più fonti, confrontarsi con gli esperti, farsi un’opinione personale e libera da pregiudizi. Dico questo con amarezza, essendo laureato in scienze, ed essendo per natura scettico e ben distante sia da chi crede acriticamente nei Tarocchi, sia da chi li snobba per dogma, pregiudizio o interesse: chi cerca onestamente la conoscenza non si affida a nessun tipo di “credo”. In positivo posso dire che, quando ho l’occasione di confrontarmi su questi temi con medici, ingegneri, avvocati, scienziati, fisici, matematici, quasi sempre trovo persone intellettualmente oneste che riconoscono un tale problema culturale.

Cosa vorresti dire in più ai tuoi lettori?

Dopo l’uscita di un libro di 486 pagine, con 691 note a piè pagina, che pesa letteralmente un chilogrammo, con un’autorevole appendice di Paolo Aldo Rossi dell’Università di Genova, sarebbe paradossale se volessi dire ancora qualcosa in più ai miei lettori. Ma, poiché amo i paradossi, che sono alla base del linguaggio simbolico, mi sbilancio nell’assurdo gioco, e invito anche i lettori a giocare, a mettersi in gioco, a non aver paura di conoscere il loro vero Sé, che può solo regalare creatività e autentica libertà: agli inizi può sembrare di fare un salto nel vuoto, ma quasi subito si apre una nuova dimensione, e la realtà si mostra più ampia, ricca, viva, agibile, e soprattutto dotata di senso.

Intervista di: Elena Torre

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