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JOHN BOYNE, La casa dei fantasmi

JOHN BOYNE, La casa dei fantasmi Un romanzo gotico meravigliosamente inquietante, un’eroina alla “Jane Eyre”, un omaggio ai racconti sui fantasmi e all’opera di Dickens.

«Se mio padre è morto la colpa è di Charles Dickens». La vita cambia all’improvviso nell’arco di una settimana per Eliza Caine, giovane donna beneducata ma di carattere, amante dei buoni libri e di famiglia modesta ma rispettabile. Un’infreddatura le porta via il padre che, a dispetto di una brutta tosse, ha voluto ad ogni costo assistere a una lettura pubblica del grande scrittore inglese in una sera di pioggia londinese. Disperata per la morte del genitore, Eliza risponde d’impulso a un annuncio misterioso che la conduce nel Norfolk, a Gaudlin Hall, dove diventa l’istitutrice di Isabella ed Eustace, due bambini deliziosi ma elusivi.

Grafica Divina

Nella grande casa sembra che non ci siano adulti, i genitori dei piccoli Westerley sono di fatto assenti in seguito al terribile epilogo di una storia di abusi, ossessioni e gelosie. Ma contrariamente a quel che sembra, nei grandi ambienti della villa non è il silenzio a regnare: in quelle stanze vuote spadroneggia un’entità feroce e spietata, decisa a imporsi sulla donna per impedirle di occuparsi dei bambini.\r\n\r\nUna ghost story dal crescendo mozzafiato, un pastiche all’inglese raccontato con gusto, un filo di divertimento e molti brividi da un autore che sa plasmare la materia letteraria.

JOHN BOYNE è nato a Dublino nel 1971 e ha studiato Letteratura inglese al Trinity College. È l’autore di uno dei più clamorosi bestseller internazionali degli ultimi anni, Il bambino con il pigiama a righe (2006), divenuto poi un film di Mark Herman, oltre che dei romanzi Il ragazzo del Bounty (Rizzoli 2009), La sfida (BUR 2010), Il bambino con il cuore di legno (Rizzoli 2010), Non all’amore né alla notte (Rizzoli 2011), Che cosa è successo a Barnaby Brocket? (Rizzoli 2012), Il palazzo degli incontri (Rizzoli 2013) e Resta dove sei e poi vai (Rizzoli 2013). Vive e lavora a Dublino.

Fonte Giulia Taddeo

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