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Ospite del nostro format musicale Il Gigante

IL GIGANTE – LA RIVOLTA DEL PERDENTE

Etichetta Jap Records

Grafica Divina

Sorto dalle ceneri degli Sluggish Tramps, Il Gigante è il progetto musicale nato nel 2016 da Daniele, Giacomo, Simone, Marco e Samuele. Loro propongono un’alchimia di sonorità stoner rock, blues (con testi cantati in lingua italiana) unita ad un approccio viscerale caratteristico della classica line up composta da voci, chitarre, basso e batteria. Nel loro primo LP (mixato a quattro mani dal produttore e da Marco Romanelli presso il The Garage Studio, masterizzato a La Maestà di Giovanni Versari) i ragazzi umbri mantengono il loro trend primordiale: Il Gigante picchia duro, ma trova comunque i suoi momenti di riflessione ed introspezione.

 

Con quali artisti sei cresciuto?

Essendo cinque persone che amano profondamente la musica, abbiamo passato tante fasi di ascolto della nostra vita. Inoltre ognuno di noi viene da background musicali piuttosto diversi perciò la risposta a questa domanda rischia di essere piuttosto lunghina! Comunque i tre filoni principali con i quali possiamo dire di essere cresciuti, anche se poi contaminano forse in maniera marginale quello che scriviamo, sono il blues, la musica cantautorale e l’alternative rock stile Foo Fighters o Linkin Park.

Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?

La nostra musica nasce come necessità di descrivere e dar voce a quei sentimenti che non potrebbero essere tirati fuori in altra maniera. E non se ne esce, per noi solo con la musica alcuni concetti possono essere espressi con la giusta risonanza. Chiaramente ogni buon musicista si deve nutrire del lavoro degli altri per tirare fuori il proprio e riteniamo infatti che l’ascolto appassionato della musica sia fondamentale. Gli ascolti sono tanti, ma possiamo dire che gli album che ci hanno almeno recentemente condizionato in maniera più significativa sono quelli dei Queens of the Stone Age e dei Verdena.

Di cosa parla la tua nuova avventura musicale?

Qual è il messaggio che vuoi mandare con la tua musica?

Cosa hai deciso di raccontare con il tuo progetto?

Il nostro progetto parla di riscatto. Capita spesso, specie oggigiorno, che tutte le nostre debolezze ci siano ritorte contro senza pietà, di sentirci inadeguati e inutili. Quello che noi vogliamo urlare è il fatto che occorre reagire, convincersi che l’essere umano, assolutamente fallibile e di per sua stessa natura un perdente, può e deve vincere contro gli automi che la società vorrebbe che fossimo. Il nostro disco infatti si chiama “La rivolta del perdente” e cerca di sviscerare questo conflitto in diverse declinazioni, come ad esempio nell’omologazione che la musica moderna vuole imporre a chi scrive nuovi pezzi fino alla necessità di essere dei “vincenti” in tutto e per tutto, facendo valere la propria opinione anche in maniera violenta. Il messaggio che vogliamo trasmettere è quello di saper essere dei buoni perdenti. Il buon perdente è colui che conosce la speranza, unico, vero e umano sentimento che ti permette di rialzarti sempre e comunque dopo una brutta caduta.

Qual è il momento in cui hai scoperto che avresti voluto intraprendere la strada della musica?

Possiamo dire che ci sono tante piccolissime cose che ti fanno dire: “Ok, voglio fare questo nella vita”. Ad esempio un semplice ritornello cantato dal pubblico insieme a noi in un live, oppure quelle energie positive che si sentono mentre scriviamo insieme dei nuovi pezzi, o anche girare i posti e conoscere gente nuova e calcare i palchi più assurdi nei posti più strani. E’ bello sentirsi parte di un mondo così vibrante e simolante seppure sia faticoso e a volte addirittura frustrante. Questo vogliamo fare perchè è ciò che per noi fa la differenza tra il vivere e il sopravvivere.

Quali sono i generi in cui spazi nella tua produzione?

Da sempre siamo stati piuttosto eclettici e vari nella produzione dei nostri brani, basti pensare che in un vecchio progetto cantavamo sia in inglese che in italiano con pezzi che spaziavano dal country al grunge! Ora di recente abbiamo trovato una quadratura del cerchio e potremmo tentare di sintetizzare (cosa che nella musica è rischioso e complesso!) dicendo che principalmente facciamo uno stoner “all’italiana”. Infatti ci piace tenere delle sonorità aggressive e piene con i chitarroni tipici dello stoner, però teniamo particolare attenzione, in alcuni nostri brani, nel non snaturare troppo la melodicità del cantato in italiano, cosa che non si può assolutamente tascurare se si sceglie di scrivere pezzi nella nostra lingua.

Cosa significa lavorare nella musica oggi?

Significa saper fare tutto e bene. Non esistono più i musicisti che sono solo musicisti. Il buon musicista di oggi deve essere esperto di comunicazione, marketing, grafica, deve essere un valido produttore e abile agente di booking. Oggigiorno è molto difficile infatti trovare la persona che si occupi di tutto al posto tuo e quindi occorre rapidamente imparare da soli a fare tutte le cose che serve fare per poter far uscire bene un nuovo disco.

Cosa ne pensi dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?

Secondo noi non si può giudicare nel bene o nel male un mezzo come quello dei social network, non si può dire se fosse meglio prima o dopo il massivo utilizzo di internet per promuovere la propria musica. Si possono solo constatare le conseguenze delle cose che sono e non sono cambiate. Infatti la tecnologia ha dato praticamente a tutti la possibilità di mandare in giro ovunque la propria musica e questo è un cambiamento interessante. Ciò che secondo noi non è cambiato è che per poter distinguersi occorra comunque sempre produrre qualcosa di straordinario investendo molto tempo e molti soldi.

Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete? 

In un brano che ascoltiamo ci colpisce parecchio il groove e la grinta. In uno che scriviamo non mancano mai le dinamiche e i riff cazzuti!

Cosa pensi dei talent show? 

Non ci fanno impazzire in quanto ci danno l’aria che il musicista che partecipa venga considerato più un prodotto da vendere piuttosto che un vero artista. Ci sembra significativo, ad esempio, il fatto che un gruppo di recente uscito da uno di questi talent abbia all’attivo già un docu-film uscito nei cinema quasi senza che sia uscito neanche il primo album…

Dicci dieci cose che ti piacciono e dieci che ti fanno arrabbiare.

Ci piace suonare, bere birra, viaggiare, ascoltare i concerti, insultarci tra di noi, scrivere canzoni, il mare, un camino acceso durante una giornata d’inverno, le rotelle di liquirizia e bere altra birra. Ci fanno arrabbiare le tribute band, il fantacalcio, rompere una corda mentre suoniamo, le maglie blu su pantaloni neri, chi sa tutto, chi “non sa nulla”, gli astemi, le chitarre a 7 corde, i sosia e la superficialità con cui vengono affrontati certi argomenti nel mondo nella musica.

Prossimi appuntamenti dal vivo?

Sveleremo piano piano le date del tour che stiamo preparando insieme agli amici della Jap Records sulla nostra pagina Instagram (instagram.com/ilgiganteband) e Facebook (facebook.com/ilgiganteband), perciò fateci un salto!

Progetti?

Per ora preferiamo concentrarci appieno sul nostro lavoro in uscita. Per il futuro si vedrà…

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