Home Da preservare L’idrovolante di Greenpeace per gli Indios del Brasile

L’idrovolante di Greenpeace per gli Indios del Brasile

Oltre 28 tonnellate di forniture mediche necessarie e urgenti, fra cui tamponi per COVID-19, bombole di ossigeno, disinfettanti per le mani e dispositivi di protezione individuale: questi sono alcuni dei materiali che Greenpeace Brasile, in collaborazione con operatori sanitari e altre associazioni, ha fornito a Popoli Indigeni appartenenti ad oltre 50 diverse etnie a partire dallo scorso 8 maggio grazie al progetto Wings of Emergency.

Secondo un recente studio realizzato dal Coordinamento delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia brasiliana (Coiab) e dall’Istituto di Ricerca Ambientale dell’Amazzonia (Ipam), tra i Popoli Indigeni il tasso di mortalità da COVID-19 è superiore del 150 per cento rispetto alla media brasiliana. Gli ultimi dati forniti dall’Associazione dei Popoli Indigeni del Brasile (APIB) parlano di 13.801 indigeni contagiati dal COVID-19 e 490 decessi. 

Grafica Divina

“Il presidente Bolsonaro ha abbandonato i Popoli Indigeni al loro destino durante una delle peggiori crisi della storia recente, arrivando persino a porre il veto su parti fondamentali di una proposta di legge per supportare le comunità indigene nell’ affrontare il COVID-19” afferma Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. “Il progetto Wings of Emergency ha portato forniture medico ospedaliere in aree remote dell’Amazzonia raggiungendo Popoli quali i Munduruku e gli Yanomami. L’accesso a dir poco limitato dei Popoli Indigeni all’assistenza sanitaria e le massicce invasioni illegali delle loro terre da parte dell’industria estrattiva e dell’agribusiness stanno rendendo i Popoli Indigeni i più vulnerabili alla pandemia e il rischio di genocidio è drammaticamente alto.”

Dall’inizio di maggio, il progetto Wings of Emergency ha effettuato un totale di 28 voli (circa uno ogni due giorni) e trasportato oltre 12.500 chili di equipaggiamento, utilizzando l’idrovolante solitamente impiegato per sorvolare l’Amazzonia e rilevare la deforestazione. Prima dell’invio, il materiale che Greenpeace ha acquistato o ricevuto è stato sottoposto ad un rigoroso processo di decontaminazione e la pianificazione della distribuzione delle forniture è avvenuta in stretta collaborazione con operatori sanitari e organizzazioni indigene. 

I voli hanno interessato gli Stati di Amazonas e del Pará, oltre al Parco Nazionale di Tumucumaque (uno dei più grandi parchi nazionali del Brasile, ubicato nel nord dello Stato di Amapá, al confine con la Guyana Francese e il Suriname) dove gli effetti del COVID-19 rischiano di essere particolarmente pericolosi a causa della grande concentrazione di Popoli Indigeni in isolamento volontario. Oltre all’idrovolante, sono state utilizzate anche due barche per trasportare oltre 16.200 chili di cibo, bombole di ossigeno, generatori di corrente, disinfettante per le mani e apparecchiature elettriche. A São Gabriel da Cachoeira e Tabatinga, due città dello Stato di Amazonas immerse nella foresta amazzonica e in cui la popolazione è prevalentemente indigena, i materiali sono stati consegnati direttamente alle agenzie sanitarie governative consentendo di istituire unità di prima assistenza per trattare il COVID-19.

Oltre a dispositivi di protezione individuale, medicine, vaccini, termometri, materassi, radio, pannelli solari e una macchina da cucire, il progetto Wings of Emergency ha portato in varie località dell’Amazzonia brasiliana: 6 tonnellate di cibo; 7.720 tamponi COVID-19; 135 concentratori di ossigeno (dispositivi in grado di produrre ossigeno a partire dall’ambiente circostante); 56 bombole di ossigeno; 24.700 maschere in tessuto (prodotte da attivisti di Greenpeace); 10.000 guanti chirurgici; 2.000 maschere chirurgiche; 24.648 bottiglie di disinfettante per le mani; 9.850 saponette; 80 tute protettive da lavoro Tyvek; 80 visiere e 20 generatori di corrente. L’idrovolante è stato utilizzato anche per permettere agli operatori sanitari di raggiungere destinazioni remote dell’Amazzonia.  

“Quello che sta accadendo in Brasile è l’ennesimo esempio di cosa accade quando si mette il profitto prima delle persone. E purtroppo la situazione è destinata a peggiorare perché la stagione secca si avvicina e gli incendi stanno iniziando a divampare: nel solo mese di giugno sono stati registrati 2.248 focolai, circa il 20 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La coltre di fumo e ceneri che si solleva dagli incendi provoca gravi danni non solo per il clima ma anche per la salute, con un potenziale aggravamento della situazione sanitaria” conclude Borghi.   

Greenpeace chiede al governo brasiliano di accogliere gli appelli delle organizzazioni indigene e dare priorità alla protezione di tutto il popolo brasiliano durante la pandemia di COVID-19, in particolare ai gruppi più vulnerabili come i Popoli Indigeni e le comunità forestali tradizionali.

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