Home Da ascoltare “Pop, rock, jazz… e non solo” MariaFausta Million Faces

“Pop, rock, jazz… e non solo” MariaFausta Million Faces

MariaFausta
Million Faces
(autoprodotto)

Più che milioni di volti, come recita in inglese il titolo, si potrebbe qui scrivere quasi di milioni di voci, umane e non; perché è sicuramente notevolissima e variegata l’arte vocale-compositiva della messinese Maria Fausta Rizzo, in arte MariaFausta tutto attaccato, diplomata in violino, jazz e direzione d’orchestra fra conservatori e scuole d’alto bordo e in questo suo album capace di mostrarsi autrice d’un percorso nuovo e convincente non banalmente crossover, bensì di grande forza espressiva sparsa fra più mondi, il pop, il cantautorato, il jazz e la classica. “Million Faces” è il disco d’esordio di MariaFausta, e anche se risale a due anni orsono ci piace segnalarlo in modo che si possa recuperarlo, in primis, e in secondo luogo perché ci metta sulle tracce del secondo album che l’artista realizzerà nel corso dell’anno e di cui è già fruibile un singolo intitolato “I’m Betting on You”.

Grafica Divina


In questo “Million Faces”, che come progetto ha circuitato e ancora circuita, ed è stato messo in scena come opening act de Le Orme, in Turchia e in Francia, MariaFausta regala un viaggio dentro più mondi sonori, quasi un mondo di mondi, sempre garbato e mai esasperato né tirato per i capelli, da cui emerge forte la sua valida e coraggiosa presenza autorale, compositiva e interpretativa, con spunti jazz ma attenzione: senza vero jazz perché c’è invece nell’artista, all’opera prima, il desiderio di proporre un proprio biglietto da visita puro, “scritto” con attenzione sino in fondo, lasciando improvvisazioni e sperimentalismi più audaci a tratti più avanzati del percorso.


Però di sperimentalismi ce ne sono comunque assai, dentro questo fascinoso, sfaccettato, colto, indipendente e temerario mondo di mondi; accarezzato e a volte graffiato da una voce bella, intensa, anch’essa più attenta al senso dell’interpretare che a gorgheggiare. Certo il centro di “Million Faces”, anche per la sua struttura a disco “tradizionale” di undici brani -in realtà dieci più una ripresa in ritmica pura di “Rememberin’me” – è il mondo del songwriting: un songwriting moderno se non contemporaneo, con testi e soluzioni “colte” molto fascinosi.

E forse il brano più accattivante d’un insieme di buon profilo è “Loneliness”, cui partecipa come guest il violinista trentino Franco Mezzena: canto delle difficoltà dell’oggi che mesce pop e classica contemporanei in uno spettacolare susseguirsi di spazi, sospensioni, spruzzate di suoni, sviluppi eleganti, spiazzamenti e distorsioni. Molto e il suo contrario, insomma: ma dentro un percorso compositivo-autorale organico, intelligente, soprattutto emozionante riuscito.


Da segnalare poi anche la già citata “Rememberin’me”, contro le solitudini post-fallimenti, che azzarda pure d’addentrarsi nell’Oltre tramite elettronica, vocalità particolarissima, un piglio quasi prog (o jazz-prog) di scrittura e arrangiamento. L’amore che spinge a uscire dal guscio è invece il tema di “Legend”, elettropop tra Björk e cultura d’autore, bel frammento di Duemila sonoro con testo profondo e originale; mentre in “Rare Woman” con l’apporto dell’armonicista bretone Olivier Ker Ourio MariaFausta osa una ballad alla Joni Mitchell con tatto ma consapevolezze moderne, in cui sembra evocare una figlia ma poi alla fine – con voce graffiante – canta il complesso viaggio dell’esser donna nella società.


Sono diversi davvero, come avete potuto leggere, gli spunti di quest’artista che parrebbe destinata (ma speriamo di no) a rimanere fra i “cervelli musicali in fuga” di questi nostri tempi duri, visto ciò che azzarda. E tanti altri ce ne sono nel disco, di spunti: dagli squarci pop-dance intriganti con voce lavorata di “Baby Shine” alle melodie inquiete e ben scritte di “Look Over”, dalla sensualità noir di “In The Room” (cui collabora il grande contrabbassista francese Didier Del Aguila) all’onirica e forse mistica, ma osata su ritmiche pesanti dell’oggi facendoci rimembrare certe opere di Laurie Anderson, “The First Day”.


Attendiamo ora, con attenzione e aspettative, il nuovo disco di questa MariaFausta ottima autrice (e valida polistrumentista) che sembrerebbe proprio da tener d’occhio; e magari, se si era persa all’esordio, iniziare intanto già a recuperare.

Articolo di Andrea Pedrinelli

Da ascoltare/guardare, “Loneliness”:
https://www.youtube.com/watch?v=5ArfXas09ZA&list=PLnyy3nTLvhC_xfiB5MpBjnroO4xhGa63S

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Critico musicale e teatrale, è giornalista dal 1991 e attualmente collabora con Avvenire, Musica Jazz, Scarp de’ tenis, Vinile. Crea format tv e d’incontro-spettacolo, conduce serate culturali, a livello editoriale ha scritto importanti saggi fra cui quelli su Enzo Jannacci, Giorgio Gaber (di cui è il massimo studioso esistente), Claudio Baglioni, Ron, Renato Zero, Vasco Rossi, Susanna Parigi. Ha collaborato con i Pooh, Ezio Bosso, Roberto Cacciapaglia e di recente ha edito anche Canzoni da leggere, da una sua rubrica di prima pagina su Avvenire dedicata alla storia della canzone.

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