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Conosciamo meglio Giuseppe Perrone

GIUSEPPE PERRONE: IL PREMIO CITTA’ DI CASTELLO MI  PORTA  FORTUNA! GRAZIE AD DOTTOR  ANTONIO  VELLA\r\n\r\nPrimo classificato Premio letterario Città di  Castello – Sezione poesie   Giuseppe Perrone \r\n\r\nTitolo della raccolta: La carità delle parole\r\n\r\nDa quando ha iniziato a scrivere?\r\n\r\nNon è tanto che scrivo. Ho iniziato a scrivere circa sei anni fa, quasi per caso. A dire il vero il pensiero e il desiderio di scrivere mi ha sempre accompagnato nel corso della vita. Vengo da studi classici, con una naturale propensione per la letteratura italiana e classica. Poi gli eventi, studi di medicina, dinamiche familiari, inserimento nel mondo del lavoro mi hanno portato per altre strade.\r\n\r\nHo iniziato a scrivere intorno ai 50 anni, quando forse si comincia a fare un primo bilancio di ciò che si è fatto e di ciò che si intende portare ancora a compimento.\r\n\r\n \r\n\r\nCosa significa scrivere?\r\n\r\nNel corso di questi anni ho in parte rivisto le motivazioni che mi portano a scrivere. Ho iniziato, quasi per gioco ( un gioco serio per me ). Intendevo, come dicevo prima,mettere nero su bianco le mie riflessioni intime sul concetto di vita interiore, di mondo intorno ( cose che faccio tuttora ). Ma col passare del tempo ho cercato di andare un po’ oltre, soprattutto in merito a considerazioni esistenziali, espressioni di dubbi e future risposte; uno scrivere semplice, il mio, che però spazia sul rapporto tra umanità ed infinito, tra razionale del terreno vivere ed inspiegabile dell’eterno.\r\n\r\n \r\n\r\nPerché ho scritto quel libro?\r\n\r\nPerché ho scritto “ La carità delle parole “? Ho cercato, secondo il mio sentire, di dare un significato alle parole. Viviamo in un mondo veloce, incostante, contraddittorio. Un mondo in cui tutto si consuma velocemente, a volte senza riflessione personale e sociale. Una società allo sbando, a volte o spesso, in cui le parole sono usate a sproposito per urlare, intimidire, criticare o condannare, per emarginare o peggio schiacciare un diverso orientamento o modo di vedere e pensare.\r\n\r\n“ La carità delle parole” vuole essere un invito a riappropriarsi del giusto significato delle parole. Un invito all’ascolto, alla comprensione dei fatti, alla condivisione di eventi, senza poi dimenticare il silenzio delle parole. Un silenzio, a volte, ottiene risultati insperabili senza per questo voler significare un disinteressamento o un allontanamento dalla realtà e dalla storia.\r\n\r\n \r\n\r\nCosa mi ha portato a diventare scrittore?\r\n\r\nIntorno ai 50 anni, come le dicevo, si arriva al punto di un parziale resoconto del percorso di vita. Ognuno di noi si porta dietro un bagaglio di esperienze, belle e meno belle. Credo che sia necessario, ad un certo punto, rivalutare il tempo passato che ha portato a fare determinate scelte. Una volta preso atto di ciò è necessario rivalutare il presente, alla ricerca di un miglioramento della propria persona in armonia col mondo circostante.\r\n\r\nE poi desidero ringraziare molti miei pazienti. Lei mi chiederà perché? Non voglio dilungarmi, ma le racconto questo. Alcuni anni fa ho trasferito il mio studio professionale in un poliambulatorio  in compagnia di altri colleghi. Le lascio immaginare il gran movimento di persone attraverso i corridoi e le sale d’attese … Una mattina pensai: Giuseppe, perché non esponi alcune tue poesie nella sala d’attesa, così da invitare qualcuno a fermarsi per leggere e riflettere? Forse ci sarà un po’ di silenzio in più? Così è stato, piano piano.\r\n\r\nMolti si sono avvicinati per ringraziarmi e per chiedermi di leggere un mio libro. Da questa esperienza così emozionante è venuto tutto il resto … il primo libro, poi il secondo ed ora il terzo “ La carità delle parole “.\r\n\r\n \r\n\r\nScrittore di riferimento, corrente letteraria, romanzo preferito?\r\n\r\nMi piace la buona lettura e non seguire alcuna corrente letteraria. La preferenza è per la narrativa E naturalmente per la poesia. Ma non disdegno qualche buon giallo a sfondo psicologico, come la scuola svedese. Autori classici come Calvino, Buzzati, Emil Cioran, Umbero Eco, Pavese, Pasolini. Poeti come Ungaretti Quasimodo Merini Montale Bukowski Neruda Hesse Hikmet Szymborska Dickinson . Un romanzo su tutti ? I Miserabili di Victor Hugo.\r\n\r\n \r\n\r\nCos’è che mi spinge a scrivere?\r\n\r\nNulla mi spinge, tutto mi stimola. Per naturale propensione sono un uomo riservato e introverso. Mi piace ascoltare più che parlare, mi piace osservare il mondo intorno. Tendo ad interiorizzare un pensiero o un’emozione o una bella frase e poi, con calma, trascrivere il tutto sulla pagina bianca. Per me scrivere assume il valore di un completamento della mia persona.\r\n\r\nEmerge senz’altro la propensione a scrivere cose che, forse, a voce non riuscirei ad esprimere.\r\n\r\n \r\n\r\nCosa c’è di autobiografico in ciò che scrivo?\r\n\r\nProbabilmente nel mio primo libro “ Tra i passi e le strade “ ho lasciato più spazio al personale. Procedendo nel percorso di maturazione di scrittura ho preferito correlare il mio stato d’animo alla realtà circostante, come accade nel mio secondo libro “ Spazio Aperto “. In questo terzo libro, come già le ho accennato, ho voluto rapportare il significato delle parole alla vita di tutti i giorni, dedicando alcuni versi ad episodi drammatici degli ultimi tempi, come gli attentati di Parigi, la prematura scomparsa di valenti giovani come Valeria\r\n\r\nSolesin e Giulio Regeni, e poi, come sempre nei miei libri, una dedica rabbiosa alla mia città di Taranto, dove la situazione sanitaria sociale e ambientale è davvero drammatica. In ogni casosono convinto che in tutto ciò che scrivo si nasconda un tassello della mia esperienza terrena ed un’ostia del mio cuore.\r\n\r\n \r\n\r\nCosa consiglio ai giovani che aspirano di diventare scrittori?\r\n\r\nConsiglio di farlo, senza dubbio. Il fascino della parola scritta sulla pagina bianca non trova eguali, secondo me.\r\n\r\nGià oggi, nel panorama letterario italiano, ci sono tanti giovani scrittori molto bravi. Secondo me il segreto consiste nel giusto abbinamento tra tecnologia e culto dell’arte in generale. Se mi permette consiglio ai giovani, prima di tutto, di leggere di più.\r\n\r\n \r\n\r\nCosa vuol dire aver vinto il premio letterario Città di Castello?\r\n\r\nPremio letterario bello, serio, importante e originale.\r\n\r\nSono molto contento che Lei mi faccia questa domanda. L’esperienza del premio letterario Città di castello è ormai intimamente intrecciata con la mia vita e le spiego il perché.\r\n\r\nHo iniziato a partecipare a concorsi letterari dal 2014, quando sentivo di essere più pronto per propormi a giurie e giurati esperti e competenti. Dal 2014 al 2016 sono arrivati bei premi, sparsi un po’ in tutta Italia ma il premio di Città di Castello è quello verso il quale nutro più affetto. Ho partecipato alle ultime tre edizioni, giungendo sempre in finale e passando dall’ottavo al terzo e al primo posto di quest’anno.\r\n\r\nEbbene, il cammino percorso in questi tre anni al premio Città di Castello, rispecchia totalmente quella che è stata la mia vita. Nulla mi è stato mai regalato, ho dovuto sudare e spesso stringere i denti per ottenere ciò che desideravo, col sostegno incondizionato della mia famiglia.\r\n\r\nCredo che il segreto per poter raggiungere un obiettivo sia quello di non arrendersi mai e nello stesso tempo avere quel pizzico d’umiltà per riconoscere errori e migliorarsi.\r\n\r\nQuando l’anno scorso giunsi terzo al premio Città di Castello pensai: Giuseppe, sei riuscito ad arrivare in alto, cosa pretendi di più? Ed invece ho voluto dimostrare a me stesso che è sempre possibile fare qualche passo in più e in avanti. Quindi il mio sentito grazie al premio letterario Città di Castello, agli organizzatori nella persona del Dr. Vella, alla giuria nella persona del Dr. Quasimodo, ai gruppi di lettura. Spero che il premio letterario Città di Castello mi porti fortuna. Grazie!!!\r\n\r\n \r\n\r\nIntervista di Daniela Lombardi\r\n\r\n \r\n\r\n 

Grafica Divina

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