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I MORTI NON HANNO FRETTA

Fa freddo, in Versilia, passata l’estate. Le ville sono deserte e gli stabilimenti chiusi. Da mesi i villeggianti hanno abbandonato spiagge e passeggiate sul mare per lasciare il posto al vento e alla desolazione dell’autunno. Viareggio è sprofondata in un lungo sonno e si sveglierà solo a primavera.\r\nLa sera di una domenica di novembre, in cui sembra che nulla accada e nulla possa accadere, il commissario Dino Santini inforca l’amatissima Bianchi Sprint acquamarina e si dirige verso il Guazzetto, la sua trattoria preferita. Pregusta già una cena a base di acciughe marinate e fritto misto. Rigorosamente davanti al posticipo di campionato, sperando di trovare in campo una “Fiorentina meno rinunciataria del solito”. Ma proprio quando l’arbitro fischia un insperato rigore per i viola, ecco comparire al tavolo la figura seria e preoccupata del vicecommissario Diddio.\r\nNei cantieri del porto hanno trovato una ragazza impiccata. Si tratta della giovane Marta Innocenzi, che aveva da poco rilevato l’indebitata azienda di famiglia. L’ennesimo suicidio di un imprenditore vittima della crisi? Il commissario non ne è per niente convinto. Al posto della corda è stato usato un nastro di seta. E il nodo con cui è stretto il cappio è sconosciuto a tutti i pescatori del luogo.\r\nSeguendo il suo intuito fatto di logica e scetticismo Santini si trova ben presto dentro una strana indagine, in cui sono in molti ad aver potuto desiderare la fine di Marta. A cominciare dal padre della ragazza, il ruvido ingegnere Innocenzi, padrone di un minaccioso molosso e in pessimi rapporti con la figlia. O l’ex marito di Marta, eccentrico professore esperto di bondage e stampe giapponesi. Senza dimenticare Berenice, bellissima e sfuggente ragazza dell’Est, che per Marta era più di un’amica, e per Santini rischia di essere poco meno di un’amante…\r\nUno dei più apprezzati scrittori della sua generazione si cimenta per la prima volta con un romanzo di genere. Il risultato è un noir che è un puro piacere leggere, sospeso tra mistero e ironia e immerso nelle malinconiche e ipnotiche atmosfere della Versilia fuori stagione. E’ il debutto di un nuovo eroe, un commissario filosofo che gira in sella alla sua bici e vive ancora con l’anziana madre. Ma ha un fiuto infallibile per scoprire i colpevoli e la gamba tosta per acciuffarli.\r\n

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Grafica Divina

Collana: Strade blu – Mondadori\r\npp. 216 – Euro  17  –  Data di uscita: 26 agosto 2014

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Filippo Bologna è nato a San Casciano dei Bagni (Siena) nel 1978. Il suo primo romanzo, Come ho perso la guerra (Fandango, 2009), inserito nella rosa dei finalisti al Premio Strega, vincitore del Premio Fiesole e del Bagutta Opera Prima, è stato un caso letterario. Il secondo romanzo, I pappagalli, uscito per Fandango nel 2012 e per Pushkin Press in Gran Bretagna nel 2013, è stato inserito tra i “books of the year” del “Financial Times”. Scrive per il cinema e collabora con numerosi giornali e riviste, tra cui “IL”, magazine del “Sole 24 ore” e “Nuovi Argomenti”.\r\n

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Fonte: Ufficio Stampa Fosforo

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