Home Da ascoltare “Rock, pop, jazz… e non solo” Barbara Cavaleri

“Rock, pop, jazz… e non solo” Barbara Cavaleri

Barbara Cavaleri
Come una stella – Novastar
(LoopMusic – Album uscito solo sulle piattaforme streaming e in digital download)

Se esistono album necessari, in questi giorni nei quali siamo chiamati a squadernare le nostre vite, magari anche per comprendere certe derive della cosiddetta modernità e ricentrarci sui valori fondanti, sicuramente questo bel disco elettropop della giovane Barbara Cavaleri, che di esso è molto autrice e in toto interprete, è fra i più necessari.

“Come una stella” è un concept album sul femminile, un femminile però “universalizzato”, in quanto inquadrato all’interno delle problematiche dell’oggi e al tempo stesso proiettato verso un possibile futuro del mondo tout-court: mondo il quale, continuando con gli stilemi che ben conosciamo, non parrebbe destinato a evolversi ma semmai a involversi.

Grafica Divina

La Cavalleri inserisce la sua donna-prototipo e protagonista nel Domani del pianeta “Novastar”, facendola argutamente riflettere su temi però propri anche della donna di sempre, e certo dunque pure della donna del 2020: la maternità ma anche la paura di venire emarginati per limiti estetici, il valore della semplicità e l’ideale dell’integrità morale, il nostro essere sempre in guerra (e sempre “immagini per le news”) e il pericolo di considerare il corpo come nostro unico dio.

È un disco coraggioso, questo, oltre che molto originale: e che con la semplicità e l’immediatezza tipiche del pop sa sfiorare orizzonti d’autore (i primi brani rimandano forse involontariamente forse no alle denunce del primissimo Zero, quello “chiuso dentro in un barattolo” da un mondo gretto e infidamente giudicante in “Paleobarattolo”) e richiama alla memoria -anche qui non sappiamo se consciamente o meno, ma anche se fossero ispirazioni non dichiarate sarebbero da elogiare- l’Orwell di “1984”: opera che se riletta oggi potrebbe darci i brividi, per quanto il romanziere aveva saputo prevedere certe derive e soprattutto certe dittature di media, politica, ideologia trasformata in religione.

C’è insomma tanto, dentro “Come una stella”. C’è la dichiarazione d’indipendenza necessaria alla donna d’oggi ne “In lattina”, c’è la riflessione sulla maternità e le sue responsabilità in “Quello che sei”, c’è la denuncia della corporeità come metro di giudizio -con non banali sfumature introspettive- in “Body Not Soul”, c’è una definizione di razzismo estesa a chi giudica in base all’aspetto esteriore in “Contemporaneo”.

E poi il grido “Non cerco lotte o vanità” del canto per le cose semplici di “Come una stella”, l’ansia di nuova leggerezza, perché il futuro non sia muro e le parole tornino a dirci qualcosa di concreto per ricominciare, di “Ballare fino al mattino”; e poi l’etica in primo piano della finale “Le parole”.

Musicalmente tutto ciò vaga tra fascinose ballad, melodie aperte ed eleganti, sprazzi dance-teatrali a tratti cupi, episodi dark sinuosi ma pure un poco inquietanti: un mondo sonoro moderno e ficcante, certo colorato ma dunque sempre conscio delle parole che deve appoggiare; anche se -questo è il solo limite del lavoro- qua e là le suddette parole sono un po’ troppo sovrastate, dai suoni ricercati degli arrangiamenti.

Comunque anche sul piano musicale, oltre che su quello testuale, meritano sottolineatura l’intrigante mix di groove ed effetti di “Body Not Soul”, le inquietudini dette in originalità e profondità di “Bomba 6170” e “Contemporaneo”, l’energia intensa sviluppata fra ritmica frastagliata e pregio melodico in “Le parole”. E la voce della Cavaleri è splendida, chiara, estesa, adoperata con delicatezza o vigore a seconda dell’intento comunicativo.

Potremmo scrivere che “Come una stella” è un disco di denuncia, e certo lo è; ma è anche figlio d’acuta introspezione e alta riflessione etica, e siccome il tutto agisce su temi dell’oggi, e l’oggi ci si presenta sempre più -specie in questi giorni- come una conferma delle paure di Orwell, crediamo sia soprattutto appunto un album necessario.

Necessario per fermarci a riflettere su quello che siamo e quello che vorremmo essere quando il mondo ripartirà, necessario perché come sempre la musica aiuta: e Dio sa, di quanto aiuto in questi giorni alla finestra abbiamo bisogno, per non perdere di vista i valori, il senso, noi stessi.

Articolo di: Andrea Pedrinelli

Da ascoltare/guardare, “Ballare fino al mattino” (featuring Davide Rossi, violino):
https://www.youtube.com/watch?v=IQvCwF7fmuU

Articolo precedentePino Scotto esce il nuovo album “Dog eat dog”
Articolo successivoDa conoscere Simone Ravenda, il mentalista
Critico musicale e teatrale, è giornalista dal 1991 e attualmente collabora con Avvenire, Musica Jazz, Scarp de’ tenis, Vinile. Crea format tv e d’incontro-spettacolo, conduce serate culturali, a livello editoriale ha scritto importanti saggi fra cui quelli su Enzo Jannacci, Giorgio Gaber (di cui è il massimo studioso esistente), Claudio Baglioni, Ron, Renato Zero, Vasco Rossi, Susanna Parigi. Ha collaborato con i Pooh, Ezio Bosso, Roberto Cacciapaglia e di recente ha edito anche Canzoni da leggere, da una sua rubrica di prima pagina su Avvenire dedicata alla storia della canzone.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.