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Ospiti del nostro format musicale Salvatore Papotto

Berlin Babylon Project, lo spettacolo live ideato dal musicista e produttore Salvatore Papotto.

Il Berlin-Babylon Project inscrive in una creazione originale un ampio ventaglio di influenze:nell’universo visionario e ipnotico di Salvatore Papotto, che sembra rielaborare gli esiti più felici della French music, si rinvengono reminiscenze dei The Prodigy e dichiarate citazioni dell’espressionismo degli Einstürzende Neubauten, passando per l’avanguardia elettronica tedesca e americana, l’ easytronica degli Air, lo psichedelismo romantico dei Chemical Brothers, lo spirito rétro dei Daft Punk ed il sorprendente patchwork sonoro dei Goblin.

Grafica Divina

Con l’ingresso nel progetto della filmaker e fotografa professionista Irene Franchi, Il Berlin Babylon Project diviene, a tutti gli effetti, uno spettacolo multimediale, arricchito dalla realizzazione/gestione in tempo reale di video fondali dalle atmosfere visionarie, in perfetta simbiosi con il tappeto musicale.

Quando hai iniziato a fare musica?

A questa domanda potrei rispondere con una vecchia foto che ritrae mio nonno e mio padre con degli strumenti in mano, nel mezzo ci sono io, seduto di fronte ad un pianoforte giocattolo; avevo circa 2 anni…

Con quali artisti sei cresciuto?

Diciamo che ho avuto da sempre la fortuna di non essere musicalmente “razzista”, non mi sono mai polarizzato su un solo genere estromettendo il resto, però anche se pecco di immodestia posso affermare di aver sempre avuto gusto nel variare… Adoro Nick Cave & The Badseeds, David Bowie, The Smiths, Bauhouse, Joy Division, Einstürzende Neubauten, Depeche Mode, Pearl Jam, Radiohead, Lou Reed, De André, Battiato, Afterhours, Mozart, Petrucciani, Sigur Rós…

Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti dispirazione?

Lavorando ormai da anni dietro le quinte come produttore, la mia musica nasce dal contatto umano con gli artisti con i quali devo collaborare; entrare musicalmente nella loro testa è il modo migliore per poter comporre o arrangiare i loro lavori. Nel mio progetto solista invece provo a portarmi dietro quello che mi hanno insegnato quei mostri sacri- nominati nella domanda precedente- con i loro capolavori.

Di cosa parla la tua nuova avventura musicale?

Non è facile portare avanti una piccola ma attivissima casa discografica ed allo stesso tempo trovare spazio per i propri progetti, quindi il mio album “Level One” è nato nei ritagli di tempo, cercando però di curare le atmosfere, perché spesso nella musica ci si ferma alla melodia, più o meno accattivante. L’atmosfera, che si nutre più di suoni che di note, regala emozioni più durature.

Qual è il messaggio che vuoi mandare con la tua musica?

Come produttore e discografico voglio che i giovani capiscano che senza studio e senza gavetta non si va da nessuna parte. Il successo non è andare in TV per un minuto, il successo è vivere di musica per tutta la vita se vuoi fare il musicista o il cantante. 

Con la musica del Berlin-Babylon Project, accompagnata dalle immagini di Irene Franchi, che sono parte integrante del progetto, vorremmo giocare sulle suggestioni, proprio lavorando- come detto prima- sulle atmosfere. Vorrei che la nostra musica- anche con il supporto dei viedofondali della videomaker che mi accompagna in questa avventura- riuscisse a trasportare l’ascoltatore in un’altra dimensione, quasi onirica, lo portasse in viaggio per qualche minuto, in una astrazione momentanea dal quotidiano.

Cosa hai deciso di raccontare con il tuo progetto?

Dei 9 brani di “Level One” solo due sono cantati, il resto sono composizioni strumentali di vario genere, che rimangono comunque nell’alveo della musica elettronica. Con queste sonorità ho voluto raccontare senza le parole, ma solo con le atmosfere ed i suoni, luoghi, sentimenti, emozioni.

Qual è il momento in cui hai scoperto che avresti voluto intraprendere la strada della musica?

Dopo aver registrato il primo demo con la mia storica ex band, i Madame Du Bois: era il 1998 e da lì sono poi arrivati il primo contratto discografico ed il primo CD; la strada è stata tortuosa ma non ho mai pensato di fermarmi per prenderne una più comoda.

Quali sono i generi in cui spazi nella tua produzione?

Come produttore discografico e arrangiatore seguo i generi che suonano i miei artisti, come compositore invece spazio dal jazz all’elettronica, dal rock alla psichedelia.

Cosa significa lavorare nella musica oggi?

Se vuoi farlo bene e seriamente devi essere un professionista, bisogna avere le spalle larghe e non lasciare spazio all’improvvisazione, aggiornarsi costantemente senza con ciò tradire il proprio stile. Mantenere il proprio “marchio” è una conquista, cavalcare le mode significa spesso eclissarsi insieme a loro.

Cosa ne pensi dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?

Credo che oggi con i sociale e con il web in generale c’è molta più possibilità di farsi conoscere, però è anche vero che c’è meno selezione e spesso anche chi ha poco o niente da dire ha uno spazio che invece prima si conquistava sul “campo”… Oggi emergono tanti talenti che prima non avevano possibilità di farsi sentire, ma anche tanti fenomeni da baraccone.

Si è anche un po’ perso il senso di professionalità, oggi tutti sul web si improvvisano artisti, discografici, uffici stampa, ecc… Questo abbassa la qualità del servizio, anche se poi (per fortuna) il professionista lo si riconosce.

Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete? 

La capacità di trasmettere suggestioni; quando non si ha niente da dire o più in generale da comunicare meglio star fermi e non scrivere. Non ascolto mai brani con testi banali o musiche composte a livello industriale; allo stesso tempo apro il mio laboratorio artigianale solo quando ho voglia di forgiare un pezzo unico.

Cosa pensi dei talent show? Hai mai pensato di parteciparvi?

I talent sono serviti alle major per non fallire, infatti con l’avvento di internet l’industria discografica è entrata in crisi. Con questi format le grandi case discografiche possono costruirsi, in catena di montaggio, nuovi artisti che escono dalla fabbrica con la data di scadenza sulle spalle; sei…massimo sette mesi per sfondare, altrimenti parte la nuova edizione del talent e “puntiamo sui nuovi”.

Le “storture” sono tante: ci si fa promozione a costo zero attraverso le TV, vengono trasmessi casting dove ci fanno credere che chiunque possa arrivare alla diretta tv…

Non andrei mai ad un talent, proprio perché essendo un discografico ne conosco i “segreti”.

Dicci dieci cose che ti piacciono e dieci che ti fanno arrabbiare.

Dieci cose che mi piacciono: l’educazione, il cinema, il teatro, la lettura, l’amicizia vera, essere innamorato, ridere, i cani, i gatti ed ovviamente la musica!

Dieci cose che mi fanno arrabbiare: la maleducazione, i talent, i reality, i politici italiani (tutti), Barbara D’Urso, gli atei che bestemmiano (se non credono verso chi bestemmiano?), la nuova terminologia che va di moda (fashiontopsei un King) l’arroganza, l’invidia, la cattiveria in generale.

Prossimi appuntamenti dal vivo?

Non è semplice muovere la macchina organizzativa per un live del Berlin-Babylon Project, perché è uno spettacolo non solo musicale ma anche visivo. Alla mia performance live con basso elettrico, loop station, pedaliera multieffetto e synth, si unisce quella video, in instant composing, di Irene Franchi, che elabora in tempo reale delle immagini che si ispirano alla mia musica, proiettandole su maxi schermo; è uno show che ha bisogno di palchi di grandi dimensioni.

Per questo stiamo organizzando pochi eventi ma importanti, le date verranno comunicate a breve, sicuramente partiremo ad inizio estate.

Progetti?

Far crescere sempre di più la mia casa discografica “La Stanza Nascosta Records” lavorando con impegno e dedizione, affidandomi solo ad artisti di qualità, come ho fatto fino ad oggi e come farò sempre; non importa quale sia il genere musicale, l’importa è “farlo” bene…

Per il Berlin-Babylon Project invece sto lavorando a “Level two”, che sarà un album totalmente diverso da “Level One” come scelte sonore…diciamo che si avvicinerà di più ai lavori dei Sigur Rós

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