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500 anni dell’Orlando Furioso

500 anni dell’Orlando Furioso\r\n\r\nVenerdì 7 ottobre 2016, ore 18.00\r\n\r\nCASE CAVALLINI SGARBI DI RINA CAVALLINI\r\n\r\nFerrara, Via Giuoco del Pallone 31\r\n\r\nARIOSTO E LE CASE DELLA VITA\r\n\r\nCon Nuccio Ordine Vittorio Sgarbi\r\n\r\nConcerto di  Antonio Ballista\r\n\r\nSaluti di Elisabetta Sgarbi,  Tiziano Tagliani e Marco Bertozzi\r\n\r\nIngresso libero fino ad esaurimento posti disponibili \r\n\r\n \r\n\r\nIn occasione dei cinquecento anni della prima edizione dell’Orlando furioso che Ludovico Ariosto scrisse proprio nella casa dello zio Brunoro,  in via Giuoco del Pallone – oggi Case Cavallini Sgarbi di Rina Cavallini – venerdì 7 ottobre 2016 Elisabetta e Vittorio Sgarbi celebrano insieme alla città questo importante anniversario con un grande appuntamento e molti  ospiti d’eccezione. Un modo anche per ricordare, a quasi un anno dalla sua scomparsa, la figura di  Rina Cavallini, sempre presente come esempio di entusiasmo e coraggio nell’affrontare tutte le sfide dell’arte.\r\n\r\nLe case Cavallini Sgarbi\r\n\r\nEdificato in epoca medioevale nelle adiacenze della chiesa di Santa Maria delle Bocche, il palazzo passò nel 1471 dal notaio Rinaldo Mezzaprile alla famiglia Ariosto. Nel 1484 l’edificio divenne proprietà del canonico Brunoro Ariosto. Mentre Brunoro era canonico a Rovigo, nel palazzo si stabilì il fratello Nicolò, dal quale nacque il celeberrimo Ludovico, allora decenne. In questo edificio, il futuro autore dell’Orlando Furioso studiò con il precettore, Domenico Catabene di Argenta, e probabilmente vi compose le prime poesie e alcuni acerbi testi teatrali. Alla morte del padre, il grande poeta abbandonò Ferrara per recarsi a Canossa in qualità di capitano della Rocca, anche se ritornò più volte a vivere in queste stanze, sino a quando acquistò la casa in contrada del Mirasole. Nella casa di via Giuoco del Pallone 31, di cui divenne in seguito l’unico proprietario, Ludovico scrisse ampi brani della prima versione dell’Orlando Furioso, edita nel 1516.\r\n\r\nDopo gli Ariosto, il palazzo divenne della nobile famiglia Canani e, via via, dei Federici, dei Righetti, degli Agnoletti, finché nel XIX secolo fu acquistato dal paesaggista e critico d’arte Ferdinando Ughi che lo vendette al pittore Oreste Buzzi. Alla morte di Buzzi, avvenuta nel 1943, il figlio Ugo cedette la casa ai Cavallini, genitori di Bruno (padre di Eleonora Cavallini), Rina e Romana (madre di Mario, Giovanni, Bruno e Anna Verdi). Rina Cavallini sposò Giuseppe Sgarbi: nacquero Vittorio Sgarbi ed Elisabetta Sgarbi. All’epoca in cui Oreste Buzzi comprò la casa, permaneva al pianterreno uno stanzone (allora rivendita di legno e carbone) dove, secondo la tradizione, Ludovico Ariosto metteva in scena le proprie commedie davanti ai famigliari, a mo’ di anteprima.\r\n\r\nRina Cavallini Sgarbi\r\n\r\nCaterina Cavallini Sgarbi (1926-2015), per tutti “la Rina”, ha percorso le tappe della sua vita, non breve, fortunata, sempre in crescendo, prodigiosamente, fino a quasi la fine dei suoi giorni. Da quando, gratificata da una bellezza quasi sfrontata e da una vitalità contagiosa, apprende accanto al padre, imprenditore edile, le regole del mercato. La brillante laurea in farmacia, il matrimonio con Nino Sgarbi, l’acquisizione della bella casa con inclusa farmacia di Ro, la maternità avrebbero potuto rappresentare per chiunque un soddisfacente punto d’arrivo. Non per la Rina. Poco tempo dopo, in occasione di un concorso, non si sottrae a un temerario confronto scientifico con il presidente della commissione e conquista un’altra farmacia alle porte di Milano. Nelle sue lunghe trasferte da pendolare lungo la pianura padana, avrà pensato che all’ educazione dei figli, in particolare del primogenito Vittorio, avrebbe sopperito la trasmissione genetica, come poi vistosamente confermato. (La piccola Elisabetta si sarebbe rifugiata in una provvidenziale autarchia).\r\n\r\nUna volta cresciuti i figli e partiti per la loro strada, il ruolo della mamma si riduce per lo più a una presenza affettiva. Non per la Rina, che vede la sua casa, trasformarsi, nel giro di vent’anni, in un importante, denso museo, e lei in prima linea, in contatto con Vittorio, a battere alle aste internazionali, a trattare con antiquari e mercanti, a viaggiare il mondo, incontrando anche capi di stato non sempre ineccepibili. Una casa che Vittorio e Elisabetta occupano di tanto in tanto con schiere di amici scrittori, artisti, intellettuali, da Moravia a Zeri, da Montanelli a Coelho, rinnovando la tradizione del tempo in cui gli ospiti erano Bassani e Zurlini con lo zio Cavallini. E la Rina sempre pronta anche nel ruolo della azdora, di impareggiabile padrona di casa.\r\n\r\nLa Rina aveva passioni immuni allo scorrere del tempo. Una di esse era la casa dove era cresciuta, acquistata all’indomani della guerra da suo padre, e dove la Rina partorì sua figlia Elisabetta, la casa di Via Giuoco del Pallone 31. Una dimora che già fu dello zio dell’Ariosto, dove il poeta compose le sue prime commedie e i suoi primi drammi e, soprattutto la prima edizione (1516) dell’Orlando Furioso, di cui quest’anno ricorrono dunque i 500 anni. Del tempo dell’Ariosto rimangono ancora tracce, alcuni affreschi attribuiti a Dosso Dossi. La Rina amava ritornare in Via Giuoco del Pallone, così che ora questa dimora – parte della Fondazione Elisabetta Sgarbi – in memoria viva e palpitante della Rina, ha preso di lei il nome: Case Cavallini Sgarbi di Rina Cavallini.  (Mario Andreose)\r\n\r\n \r\n\r\nFonte: Davis & Franceschini

Grafica Divina

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