Home Da conoscere Luigi Ballerini: l’intervista

Luigi Ballerini: l’intervista

Luigi Ballerini è uno scrittore, per ragazzi e adulti, l’incontro con lui è evvenuto grazie al libro Aveva torto mio padre edito da Piemme nella collana il battello a vapore. Disponibile e cordiale ha accettato di rispondere alle nostre domande, ecco cosa ci siamo detti.\r\n\r\nNella sua biografia si legge che lei è un avido lettore, cosa legge uno scrittore per ragazzi?
\r\n\r\nUno scrittore per ragazzi legge certamente la narrativa dedicata ai più giovani. Io ad esempio seguo con particolare interesse i miei colleghi italiani, molti dei quali si dimostrano davvero capaci di cogliere gli aspetti più rilevanti della realtà sapendoli riproporre bene ai più piccoli. Uno scrittore per ragazzi, però, è meglio che legga di tutto, che ampli il più possibile i suoi orizzonti. Io amo molto la narrativa e tra i miei autori preferiti annovero Potock, Simenon e Carver. Mi gusto anche la saggistica sui temi che più mi stanno a cuore.\r\n\r\nQuando la decisione di scrivere per piccoli lettori?
\r\n\r\nHo veramente deciso di scrivere per i piccoli lettori nel momento in cui mi sono reso conto di quanto mi piacesse farlo e di come mi venisse facile. Trovare il giusto registro narrativo non è mai stato uno sforzo, è accaduto con una certa naturalezza. Non c’è mai stato un afflato pedagogico a muovermi, solo la voglia e la passione di raccontare. La tentazione pedagogica è ciò che maggiormente inquina un testo per ragazzi. Loro se ne accorgono subito e se ne tengono giustamente lontani. Un libro nato solo per veicolare un messaggio puzza di bruciato, lascia sempre un retrogusto amaro.\r\n\r\nQuando nasce Mio padre aveva torto?
\r\n\r\nQualche tempo fa con mia moglie è maturata la decisione di cambiare casa e come si fa in questi casi abbiamo iniziato a girare per agenzie immobiliare. Mi è capitato di visitare molti appartamenti, alcuni dei quali non abitati, ma ancora arredati. Quanto mi colpivano quelle case! Dai dettagli che vedevo – un cavallino di ceramica sul comò, l’accappatoio fucsia appeso dietro una porta, una cassa piena di libri gialli – cercavo di figurarmi le persone che avevano abitato lì, le storie che erano accadute. Pensare a un libro è stato inevitabile, così come pensare a un ragazzo che, come me, “vedeva” accadere alcune vicende all’interno di appartamenti in vendita da parte di sua madre. Su questo spunto si è poi innestato il desiderio che avevo da tempo di affrontare in un libro la questione del perdono, questione su cui avevo avuto modo di meditare e raggiungere un giudizio personale. Ecco allora nascere la storia di Marco e del suo perdono, a distanza temporale e geografica, verso quel padre che aveva avuto torto nel non credere in lui e nell’umiliarlo.\r\n\r\nCosa non deve mancare mai in un libro che scrive ed in uno che legge?
\r\n\r\nIn un libro ritengo non debba mai mancare la storia. E’ lei il cuore della narrazione, il centro attorno a cui i personaggi e gli ambienti prendono vita. Che sia lunga una vita o duri solo mezz’ora la storia porta i contenuti, svela le dinamiche dei protagonisti, propone idee e soluzioni.\r\n\r\nChe rapporto ha con i suoi lettori?
\r\n\r\nCon la maggior parte dei lettori il rapporto è mediato dal libro. Le pagine, anzi le frasi fatte da parole, sono il mezzo più potente di contatto con lo scrittore. In questo senso mi sento in rapporto con ogni singolo soggetto che prende in mano un mio libro. Uno scrittore per ragazzi poi, forse, ha qualche opportunità in più. Ad esempio faccio moltissimi incontri nelle scuole, in biblioteche, presso centri culturali incontrando i miei giovani lettori. E’ un’esperienza incredibile, la possibilità di sperimentare una grande ricchezza. Sono incontri sempre molto fertili, ricchi di spunti e osservazioni acute.\r\n\r\nLe è mai capitata una domanda ‘scomoda’ o difficile come solo i bambini sanno fare?
\r\n\r\nLe domande dei bambini non sono mai scomode o difficili, sincere sì. Non si fanno scrupoli, loro; chiedono tranquillamente quanto guadagno coi miei libri, se per scrivere trascuro la famiglia, sei i miei figli mi leggono e mi apprezzano, se ho mai scritto una storia che non mi piace, se ho mai copiato un libro da un altro autore, se mi arrabbio quando sbaglio la grammatica. E io rispondo volentieri, senza finire di stupirmi della loro libertà e della loro curiosità.\r\n\r\nCome psicoanalista pensa che sia importante l’identificazione nei protagonisti di un libro?\r\n\r\nE’ importante, ma non necessaria. Credo che abbiamo molto sovrastimato la questione dell’identificazione. Il vero legame in realtà non è col personaggio in sé, ma con le sue questioni. Un valore della letteratura per il bambino, ad esempio, è poter scoprire che da qualche parte nel mondo, non foss’altro che in un libro, esiste o è esistito un altro bambino come lui alle prese con le stesse questioni. Può essere la nascita di un fratellino, il non saper giocare a calcio, il sentirsi escluso dal gruppetto degli amici, l’innamorarsi di una bambina, la soddisfazione di essere bravo a scuola o il dispiacere di un brutto voto. Per questo i libri per i giovani sono così delicati, oltre che importanti: essi pongono non solo le questioni, ma indicano anche soluzioni su cui i lettori personalmente mediteranno.\r\n\r\nIntervista di: Elena Torre\r\n\r\n \r\n\r\n 

Grafica Divina

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.