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Al cinema sbarca Emoj

Emoj cartone animato di Leondis per la Warner Bros ci conduce nelle profondità degli smartphone, delle app e delle connessioni digitali. Protagonista è Gene, un emoticon che dovrebbe equivalere a un “Bah” ma che, essendo stato programmato in modo difettoso, riesce a riprodurre innumerevoli espressioni. Per questo motivo Alex, l’adolescente proprietario del telefono non comprendendo l’anomolo comportamento delle emoticons, decide di formattare il telefono. Gene, aiutato da Rebel. principessa Hacker, e da Gimme 5, tenterà il tutto per tutto per riconquistare la fiducia di Alex, superando il pregiudizio delle altre emoticons di “Messaggiopoli” e ritrovando fiducia in se stesso.

Dal punto di vista tecnico il cartone animato non regala grandi colpi di scena e innovazioni. Nonostante la trama abbastanza semplice, il messaggio del cartone è prezioso e al passo con i tempi. Collegandosi  al fantastico mondo delle emozioni di “Inside out”, il senso del linguaggio e delle espressioni emotive viene traslato nel mondo digitale. Se da un lato il cartone si addentra in funzioni molto specifiche riuscendo con sarcasmo a definirle in modo tagliente (es. “Questo è facebook, il mondo dove ognuno parla solo di sè”) premettendo così una conoscenza di questi strumenti da parte dei più piccoli, dall’altro porta in primo piano due temi fondamentali rivisitati in ambito digitale. Da un lato l’anomalia nel non essere come le regole del conformismo vorrebbero: scoprire la propria unicità come risorsa attraverso l’evoluzione di Gene è un aspetto prevalente sul piano narrativo dell’opera. Dall’altra offre, rapportato a un pubblico giovanissimo, tutte le opportunità e i limiti del linguaggio emoji. Le emoji, nuovi pittogrammi momentanei con cui condividiamo stati di animo e esperienze, sono presentate qui nel loro uso diffuso e nel loro limite. Alla fine per esprimere certi pensieri in modo efficace e completo, come vediamo proprio nella storia di Alex, le emoji non bastano: occorrono parole capaci di esprimere tutto ciò che in un segno non può stare, siano anche parole digitali come in una mail ma capaci di dare senso a tutto l’universo che scalpita dentro. D’altronde lo smartphone è qualcosa di più che un oggetto utile, viene presentato anche nel cartone come uno scrigno in cui si conservano foto, ricordi, relazioni, musiche che non sono solo archivi telematici ma la sostanza dei nostri giorni.

Grafica Divina

Warner Bros, 2017, animazione, 86 minuti

Articolo di: Erika Pucci

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