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FINAL CUT L’amore non Resiste di Vins Gallico

“La gente è disposta a pagare per l’assenza di coraggio,\r\nè disposta a pagare se può evitare il dolore,\r\nè disposta a pagare pur di non guardare in faccia il fallimento.”

Per affrontare i fallimenti sentimentali ci vuole coraggio. E un grande senso pratico. Lasciarsi non è un affare che riguarda solo il cuore, ma questione delicata, che si chiude con il rito turpe della restituzione. Perché, siamo sinceri, l’eliminazione della persona amata passa dalla rimozione fisica delle sue cose dagli armadi. Senza quel gesto non si può fare spazio, né ricominciare. Il nostro protagonista non sarebbe onesto se non confessasse di aver fondato la Final Cut per una storia andata male. Ma non lo farà, racconterà invece di suo cugino Ludovico che, appena mollato dalla fidanzata, in deficit emotivo, gli ha chiesto una mano per disfarsi degli oggetti di Claudia nel suo appartamento. Una specie di trasloco, che è però un taglio netto. La gente è disposta a pagare pur di non sentire dolore e la Final Cut presta soccorso, mette fine ai rapporti ormai in crisi. Le parole d’ordine sono: assenza di partecipazione, distacco, sospensione di giudizio, imparzialità. E il tariffario cambia in base alle richieste. Se siete fortunati, avrete anche l’elenco delle motivazioni per le quali siete stati lasciati, ma per il flusso di coscienza dovrete saldare a parte, perché il confine fra empatia e commiserazione è labile, e il nostro protagonista non crede nelle terapie.\r\nFinal Cut è una commedia brillante che parla di ordine e confusione, è il ritratto parossistico della contemporaneità, è un romanzo incisivo e modernissimo che declina i sentimenti e riflette su cosa saremo più in là.

Grafica Divina

“Perché non gliela porti tu la sua merda?”, mi propose  una sera che aveva alzato un po’ il gomito.\r\n“Neanche se mi paghi”, reagii senza riflettere.\r\nLasciai intercorrere qualche secondo e modificai leggermente la mia presa di posizione: “Magari se mi paghi…”.\r\nFu con ogni probabilità quello il visionario momento dell’intuizione, il big bang generatore della nuova sfolgorante idea che avrebbe modificato il corso della mia vita. Ludovico si disse subito disposto a pagare qualsiasi cifra pur di liberarsi della robaccia che infestava il suo appartamento. Ci accordammo per duecentocinquanta euro.\r\nIn fondo si trattava di quattro colli mediamente leggeri di dimensioni ridotte. Aveva usato per l’imballaggio i nostri scatoloni 50x70x50 con la sigla A.V.G., sottraendoli abusivamente dal deposito.\r\nCon vergogna Ludovico mi confessò che il primo gesto dopo la separazione era stato quello di eliminare qualsiasi oggetto potesse ricordargli Claudia. Aveva messo via tutte le sue cose, dopodiché aveva nuovamente setacciato l’appartamento. Al secondo giro aveva buttato una sciarpa della curva nord della Roma che lei gli aveva regalato la prima volta che l’aveva portata all’Olimpico, il dvd de Il Ciclone comprato insieme e il cofanetto di Venditti, i boccali dell’Oktober Fest rubati al pub una sera che Tommy non c’era.\r\nL’eliminazione fisica dei materiali non si era rivelata sufficiente.\r\nCon l’esperienza avrei capito l’enorme valore simbolico della restituzione quando due persone si separano.

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