Home Da preservare WWF: come gestire il cinghiale all’Elba

WWF: come gestire il cinghiale all’Elba

L’immissione della specie sull’isola per soddisfare i cacciatori. Ora a pagare le conseguenze di questo sovrappopolamento è l’intero equilibrio ecologico.\r\nLa problematica della gestione della specie Cinghiale, venutasi a creare negli ultimi decenni in diversi contesti territoriali a causa di irresponsabili introduzioni ai fini venatori, è recentemente divenuta dirompente sull’Isola d’Elba, dove la presenza della specie, l’espansione demografica e le problematiche che ciò sta comportando, hanno acceso nelle ultime settimane una vivace discussione con posizioni molto diverse sul tema da parte di Istituzioni, Associazioni di categoria, cittadini.\r\n\r\nCi troviamo di fronte, con tutta evidenza, ad una situazione inizialmente determinata e poi perpetuata da dissennati interventi dell’uomo, che hanno prima portato questa specie in ambienti dove essa non era presente, per poi favorirne la moltiplicazione attraverso interventi di immissione del tutto ingiustificati e una gestione mirata alla insostenibile motivazione di voler esclusivamente favorire un’attività ricreativa per i cacciatori. I danni causati da queste operazioni appaiono evidenti ovunque, tanto più in ambienti sensibili e geograficamente isolati come quelli isolani.\r\n\r\nIl WWF Italia con specifico riferimento al caso dell’Isola d’Elba, che presenta particolari peculiarità legate all’insularità e all’originaria assenza della specie sull’isola, vuole sottolineare quanto segue:\r\n\r\n- il WWF Italia ha come finalità quella della tutela degli ecosistemi e della biodiversità. L’interesse primo è quindi per il WWF la difesa di quell’equilibrio ecologico che l’uomo ha così spesso irresponsabilmente alterato, in molte occasioni in modo irreparabile, e che è però necessario cercare di recuperare per la sopravvivenza di tutte le specie animali e vegetali, uomo compreso;\r\n\r\n- parallelamente all’affermazione del principio dell’integrità ecologica legato alla propria missione, il WWF sostiene con forza il principio del rispetto per ciascuna entità vivente. È però noto che nelle attività concrete di conservazione questi due principi possono entrare in conflitto. Il WWF ritiene che qualora questa conflittualità, dopo accurata valutazione delle circostanze, sia inevitabile, il principio della integrità ecologica possa prevalere, ma che sia necessario che tutte le azioni che comportano interferenze con le vite degli animali siano condotte “con passo lieve”, nella consapevolezza della sofferenza che alcune scelte possono causare a creature viventi e nella consapevolezza che il principio del rispetto per la vita individuale richiede un’attenta ponderazione delle ragioni che richiedono il sacrificio di singole esistenze.\r\n\r\n- i possibili danni arrecati dalla diffusione del Cinghiale sull’Isola d’Elba non si limitano alle colture agricole e all’incidentalità stradale, ma ricadono anche, in modo potenzialmente importante, su molte altre specie vegetali e animali del Parco, venendo quindi a costituire una minaccia per la conservazione della biodiversità dell’isola e per la biocenosi naturale preesistente;\r\n\r\n- quanto sopra evidenzia la potenziale esigenza di un intervento volto a ridurre drasticamente la presenza di questa specie sull’isola, fino anche ad una sua completa scomparsa, finalizzato a favorire il ripristino delle condizioni ambientali preesistenti all’introduzione della stessa;\r\n\r\n- Il WWF sottolinea però come qualsiasi intervento e programma di interventi deve seguire precisi criteri e in particolare quanto esposto nei successivi punti:\r\n\r\n- prima di procedere con un programma di gestione deve essere effettuato un valido ed attendibile censimento della consistenza della specie sull’isola , che dia riscontro ad elementi percettivi e che possa permettere di effettuare efficaci programmi di gestione che siano fondati su concreti dati scientifici;\r\n\r\n- qualsiasi azione non può prescindere da un programma complessivo curato da tecnici altamente qualificati e validato, a termini di legge, dall’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (ISPRA);\r\n\r\n- gli interventi di controllo devono essere effettuati preferibilmente con i sistemi di cattura (chiusini) la cui efficacia è stata ben dimostrata dal Parco in questi anni di attività e che si sono dimostrati essere l’unico sistema in grado di ridurre l’impatto degli interventi su altre specie (disturbo e possibile danno diretto), assicurando nello stesso tempo la migliore gestione degli animali oggetto del controllo;\r\n\r\n- l’eventuale utilizzo del fucile deve essere limitato a casi e situazioni del tutto particolari e deve essere effettuato solo ad opera di personale istituzionale. Si deve invece escludere che gli interventi siano effettuati da privati cittadini. Questo infatti sarebbe l’elemento primo a determinare il fallimento di ogni programma di controllo della specie, la cui presenza sarebbe destinata in questo modo a ‘perpetuarsi’ come espediente per praticare la caccia sull’isola, fuori ed anche all’interno dei confini del Parco, nell’ambito della stagione venatoria e fuori da essa. L’ormai pluridecennale esperienza di gestione del Cinghiale sul territorio toscano dimostra che l’attività venatoria non è strumento efficace, ordinario o straordinario, per il controllo della specie;\r\n\r\n- sono molto evidenti i motivi per cui sia necessario escludere il prelievo venatorio con arma da fuoco, tra cui: il disturbo per le altre specie animali, le difficoltà di attuare un piano controllato e monitorato, l’assoluta incompatibilità con i fini delle aree protette, la non giustificabilità etica di un abbattimento di animali a fini ludici, e non ultima la reale volontà da parte dei cacciatori di risolvere il problema della presenza dei cinghiali all’isola d’Elba;\r\n\r\n- gli animali catturati, data la tipologia (animali derivanti dalle immissioni venatorie di esemplari di origine non italiana) e la situazione della presenza problematica della specie su tutto il territorio nazionale, non possono essere indirizzati a programmi di traslocazione verso altri siti naturali;\r\n\r\n- nello stesso tempo riteniamo che non si possa e non si debba permettere neppure traslocazioni degli animali catturati verso aziende faunistico-venatorie o agri-turistico-venatorie ovunque dislocate, dove i cinghiali verrebbero liberati in aree recintate per essere poi abbattuti da cacciatori. La caccia agli ungulati in aree recintate è infatti pratica triste ed inaccettabile, che non dovrebbe più essere permessa;\r\n\r\n- il ricavato dai prodotti derivati dalle spoglie degli animali, qualora soppressi e laddove la normativa in materia ne consenta la vendita, dovrà essere destinato ad esclusivo sostegno del programma di controllo e delle attività di conservazione realizzate dal Parco;\r\n\r\n- per quanto riguarda il metodo della sterilizzazione, sviluppato recentemente, e suggerito da alcuni gruppi e associazioni, è necessario sottolineare come non vi siano ancora studi sulla sua efficacia nel lungo termine e a livello di popolazione. Non è comunque verosimile pensare di ridurre la popolazione dell’Elba con la sola tecnica della sterilizzazione, ma questa dovrà essere seriamente valutata una volta che la popolazione sia stata fortemente ridotta, e in particolare qualora siano stati messi a punto sistemi di somministrazione orale. Il programma di controllo potrà quindi prevedere anche l’utilizzo di questa tecnica, ma solo in forma integrativa;\r\n\r\n- qualsiasi programma d’intervento deve essere costantemente e adeguatamente monitorato nel suo svolgimento, sia per quanto attiene le attività sul campo, sia per quanto attiene i risultati ed effetti in corso d’opera, con la periodica pubblicazione in modo diffuso e trasparente, ad opera delle Istituzioni preposte al programma di controllo, dei risultati progressivamente raggiunti.\r\n\r\n- se è evidente che un’operazione di questo tipo si presenta di non facile accettazione per chi, come noi, afferma con forza il principio del rispetto per tutti gli esseri viventi, è pur vero che non possiamo ignorare i gravi rischi per molte specie (ed individui di queste stesse specie) derivanti dalla persistente diffusione del cinghiale sull’isola. E non possiamo ignorare neppure il fatto che, se è vero che attuare un programma di riduzione della specie potrà condurre all’eliminazione di un alto numero di animali negli anni di applicazione dell’azione di controllo, è comunque vero che, ove si lasciasse la situazione in essere senza intervenire, si perpetuerebbe nel tempo e senza alcuna speranza di soluzione quella che è una costante uccisione annuale di migliaia di animali, con pratiche che generano forte stress negli animali, ad uso e consumo del divertimento dei cacciatori, e a danno della biodiversità dell’isola.\r\n\r\nIl WWF Italia spera che questa triste vicenda del cinghiale all’Elba possa almeno servire di monito alle Amministrazioni locali che hanno consentito, ed ancora consentono, l’immissione di animali destinati solo a soddisfare l’insaziabile appagamento dei cacciatori italiani. Da troppo tempo infatti i cacciatori italiani sono illegittimamente abituati ad un prelievo venatorio assolutamente non sostenibile per le popolazioni animali soggette ad attività di caccia; questo prelievo è consentito solo grazie un contesto “drogato” dagli scellerati ripopolamenti a fini venatori, i quali vanno contro qualsiasi principio di saggia gestione delle popolazioni naturali e comportano enormi rischi per gli equilibri dell’ecosistema, per il danno al patrimonio genetico delle specie coinvolte e per le problematiche sanitarie connesse.\r\n\r\nFonte: WWF

Grafica Divina
Articolo precedenteSogno n°1
Articolo successivoBruno Santori: PFM in Classic
Scrittrice e giornalista, ha pubblicato romanzi, saggi e storie per bambini. Collabora con la pagina della cultura del quotidiano Il Tirreno. Ha ideato DaSapere nel 2010 e da allora se ne prende cura.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.