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Due chiacchiere con… Federica Bosco

Non è la prima volta che incontro Federica Bosco, già intervistata qualche anno fa per Mangialibri.com, ma poiché ogni suo libro è sempre una gran sorpresa aldilà delle apparenze…

Innamorata di un angelo ha una protagonista insolita rispetto ai tuoi personaggi femminili degli altri romanzi. Come mai questa volta hai scelto una sedicenne come “prima donna” del tuo romanzo?

Grafica Divina

Avevo voglia di parlare di danza classica e per questo mi serviva un personaggio giovane. Mia è una specie di “Juno” è ironica, testarda, ha un forte senso della giustizia, è una ragazzina determinata e tosta, con le idee chiare e che ama incondizionatamente. C’è bisogno di eroi positivi.

Creando una storia con protagonista un’adolescente e non più una donna over 30, hai temuto che la cerchia del tuo pubblico di lettrici si restringesse?

Non è un problema che mi sono posta. Parto dall’idea di voler scrivere una storia e di voler comunicare emozioni, sogni, stimoli. La protagonista è più giovane, ma ha una voce matura e ironica come quella di altre mie eroine, senza contare che è circondata da una madre 45enne e una nonna di 70, per cui è un romanzo che si legge a più livelli. Innamorata di un angelo non è un libro per teen ager è un libro che parla di passione, di amore e soprattutto di morte che fa ridere, sognare e soprattutto piangere. Ho ricevuto centinaia di mail che mi supplicavano di scrivere un seguito perché non poteva finire così! Il seguito uscirà i primi di Ottobre.

Tu e l’Inghilterra. Un legame che non può passare inosservato scorrendo le pagine del tuo ultimo libro, ma non solo. Dove nasce questa passione?

Amo Londra e spero di andarci a vivere un giorno. Amo tutto dell’Inghilterra soprattutto la cucina e gli inglesi. E’ una città pazzesca con un flusso di energia contagioso che non puoi non sentire. Quando sono lì mi sento viva, mi siedo da Starbuck’s o in metro e osservo la gente, sono tutti giovani, anche gli anziani sono giovani, escono, vanno a teatro, le coppie hanno un sacco di figli (tutti educatissimi!) al supermercato ti salutano come ti conoscessero da sempre, le cose funzionano, nessuno si lamenta e non c’è percezione del pericolo. Giuro che ne sono innamorata persa, ci vado appena posso. Per scrivere Innamorata di un angelo sono stata alla Royal Ballet School e sono entrata in contatto con un mondo magico, difficile da spiegare a parole, la bellezza di quei ragazzini e ragazzine che studiano ore e ore al giorno, sacrificandosi per un sogno, sorridenti e fieri nelle loro tute blu, queste sale immense e luminose intitolate ai reali d’ Inghilterra, il teatro di una bellezza da togliere il fiato dove tutti loro sognano di diventare Primi ballerini. Consiglio a tutti di andare a vedere uno spettacolo perché ne vale davvero la pena.

Tu hai un blog al quale dedichi molto tempo, investi energie e dove sei seguitissima. Com’è nata questa idea?

Più che un’idea è stata un necessità. Oggi tutti hanno un blog, che è un modo immediato di entrare in contatto con i lettori e per i lettori di entrare in contatto con te. Nel mio caso, negli anni si è formata una comunità che da virtuale è diventata reale e sono nate amicizie fortissime che durano da anni e di cui sono davvero fiera. Tutto è cominciato con “Mi piaci da morire” quel libro ha legato come un filo invisibile tantissime “perle” e nel tempo siamo cresciuti insieme, siamo diventati amici, organizziamo cene, sono nate e finite storie, sono nati bambini… La vita insomma! Mi piace l’idea che le persone attraverso l’ immedesimazione del personaggio si attraggano perché hanno vedute simili e questo crea una forte empatia. Scrivendo i manuali poi (101 modi di riconoscere il tuo principe azzurro e 101 modi di dimenticare il tuo ex) molte lettrici mi hanno scritto sottoponendomi i loro casi più o meno disperati così ho pensato di aprire una sezione apposita in modo che le lettrici stesse possano creare un gruppo di auto aiuto sostenendosi a vicenda.

Nel futuro tornerai al genere chick – lit? Non ho un “genere”, scrivo quello che mi sento.

Intervista di Elena Torre

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