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Due chiacchiere con… Susanna Parigi

Susanna Parigi inizierà a breve a promuovere il suo ultimo lavoro ‘La lngua segreta delle donne’ nelle principali città italiane. Noi l’abbiamo incontrata per addentrarci nei temi e nelle atmosfere di questo straordinario disco.

L’anno scorso è uscito L’insulto delle parole, oggi La lingua segreta delle donne continuità e differenze.

Grafica Divina

Senz’altro l’attenzione al linguaggio. Le differenze soprattutto sono nella realizzazione. Il precedente solo voce, pianoforte e quartetto d’archi. Questo mi piace pensarlo come un disco visionario, quasi la colonna sonora di un film.

In questo lavoro, come nel precedente c’è un’attenzione millimetrica per la scelta dei termini, una delicata opera di cesello sulla melodia come è stato concepito?

Cerco di rispettare ciò che amo e ho passione travolgente per la musica e la letteratura. Cerco di fare quello che posso per non tradirle. Non tradirle significa lavorare molto, fino allo sfinimento. Qualcuno potrebbe pensare che si perde in spontaneità ma non credo sia così, visto che il nucleo iniziale è molto istintivo.

In un mondo distratto, in una società così veloce sembri quasi contro corrente…

Nella velocità non si assapora niente, nel rumore non si sente niente. C’è una bolla invisibile dove entro quando voglio. L’ho creata io. Ah se potessi trasmettere la felicità del silenzio e del rallentamento.

Perché hai sentito l’esigenza, di rivelare la lingua segreta delle donne, a quali orecchie parla? Siamo pronti?

Parla e non parla. Lo scrivo anche nel libretto. Certi segreti è meglio che rimangano tali in attesa di tempi migliori. Credo possano esserci più livelli di lettura. Certe orecchie percepiscono i quarti di tono e anche oltre, altri no.

Esiste questa sorellanza?

Solo tra orecchie che percepiscono oltre il quarto di tono.

Cosa si può fare in concreto per migliorare ciò che abbiamo intorno?

Le donne che attraversano questo disco sono donne che non conoscono la rassegnazione. Sono consapevoli dell’asimmetria informativa per cui molti non capiscono il linguaggio economico di pochi. Sono donne che non urlano. Sono donne che avevano intuito molto prima che accadessero gli ultimi fatti la decadenza culturale e dei costumi. Vorrebbero che sparisse dai mezzi di comunicazione la più bassa umanità. Insomma io credo che bisognerebbe essere molto ma molto vigili.

Ci sono insieme al disco dei contenuti extra con ospiti illustri ce ne parli…

Si credo che in tempi così bui per il corpo delle donne fare squadra sia una forma di resistenza. Così devo ringraziare Lella Costa, Pamela Villoresi, Ottavia Piccolo, Teresa De Sio e altre che hanno deciso di partecipare a questo progetto.

Che ruolo ha la memoria?

Noi siamo memoria. Noi siamo quello che ricordiamo. Per me la memoria è tutto, e io mi sento ponte tra passato e futuro.

Come nel precedente disco si tratta di un lavoro che vede la partecipazione di importanti personaggi del modo dello spettacolo, della cultura… chi ha partecipato?

Nel disco c’è anche un brano di Ferruccio Spinetti, mio grande e prezioso amico, la collaborazione ai testi, come ormai da 10 anni, di Kaballà, gli Arché string Quartet e la collaborazione con Angsa Lombardia, una onlus che si occupa di persone affette da autismo. Queste persone spesso hanno problemi di comunicazione ed è per questo che abbiamo deciso di fare questo percorso insieme. Io che già nel precedente disco parlavo dell’insulto alle parole, noi che le maltrattiamo e loro, invece, che hanno persino difficoltà ad usarle. Cercare di far conoscere questo problema a più persone per me è molto importante. Un disturbo che pochi conoscono e che purtroppo è in forte aumento.

Intervista di: Elena Torre

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